Rifugiati in un campo profughi in Turchia, al confine con la Siria. © Dimitri Bettoni / OBCT
  • La regione dell’Anatolia Orientale è tra le più povere della Turchia: proprio qui sono concentrati 25 dei 28 campi profughi presenti nel Paese. Ma di tutte le persone che hanno trovato rifugio in Turchia, solo il 10% vive in queste strutture. La situazione è aggravata dalla pressoché totale mancanza di forme di assistenza, sia per la comunità ospitante sia per gli ospiti.

    Obiettivi di progetto: rispondere ai bisogni di base delle fasce più povere della popolazione turca, delle minoranze etniche e dei rifugiati a cui è stata negata l’accoglienza nei campi, garantendo loro accesso all’istruzione e a servizi di assistenza sanitaria e alimentare.

  • 240 famiglie beneficiarie dei servizi mensa

    1000 beneficiari riceveranno assistenza sanitaria di base

    100 bambini rifugiati ogni anno avranno accesso alla scuola elementare

‘amal è un termine arabo che significa speranza.
E Amal è il nome di una giovane ragazza di dodici anni, la cui quotidianità nel suo Paese natale, la Siria, è stata stravolta dallo scoppiare del conflitto armato. Che continua, incessante, dal 2011.
Io, mio padre, mia madre e il mio fratellino abbiamo lasciato Homs nel 2015 dopo che la nostra casa è andata distrutta durante un bombardamento. Per fuggire dalla guerra, abbiamo affrontato un lungo viaggio e siamo riusciti a raggiungere la Turchia, trovando rifugio ad Iskenderun, nella regione dell’Anatolia Orientale. Ma i nostri problemi non sono ancora finiti”.

Tantissimi rifugiati non hanno alcuna assistenza in Turchia, è come se non esistessero. Ma non sono invisibili.

La mappa del nostro progetto:

Sfortunatamente, tutti noi conosciamo solo poche parole di turco.
E questo, soprattutto per il mio papà, è davvero un insormontabile ostacolo: ha difficoltà a fare conoscenza con gli altri adulti del luogo, e ovviamente fa molta fatica a trovare un lavoro. Così, non avendo abbastanza soldi, non può permettere a me e a mio fratello Tariq di frequentare la scuola, né occuparsi di mia mamma. Lei a casa, ad Homs, lavorava come infermiera in uno degli ospedali della città. Ma, dalla nostra fuga dalla Siria, soffre di continui problemi di salute: ha bisogno di medicine e dell’assistenza di un dottore”.

Le problematiche che vivono i rifugiati nella regione dell’Anatolia Sud-Orientale sono davvero tante: non hanno accesso ai servizi pubblici, alle informazioni e ad opportunità di lavoro regolari. La difficile situazione è amplificata dal contesto: in un’area così poco sviluppata, abitata da tanti cittadini turchi in gravi difficoltà economiche e da minoranze etniche, anch’essi esclusi da sistemi pubblici assistenziali o educativi, la tensione sociale per le poche risorse disponibili è molto alta.
È per rispondere nel miglior modo possibile a queste difficoltà che intendiamo, da un lato, accompagnare la Caritas locale – chiusa nel 2010 dopo l’assassinio del suo Vescovo – in un processo che ne rinnovi l’influenza nell’area quale ente caritativo aperto ai più poveri, senza distinzione di credo o etnia. E, dall’altro, sostenere la costruzione e la gestione di una nuova struttura scolastica a Iskenderun, con insegnamento dalle elementari alle superiori.

Sanità, alimentazione, educazione e formazione: sono questi i punti cardine su cui puntiamo per ridare dignità alle famiglie meno abbienti e ai rifugiati.

Nel primo caso, prevediamo numerose attività per far fronte ai bisogni più urgenti delle fasce della popolazione turca, delle minoranze etniche e dei rifugiati con maggiori difficoltà, contribuendo così a mitigarne le vulnerabilità e aumentandone le possibilità di inclusione reciproca.
Nel secondo, intendiamo dare una risposta educativa ai tanti bambini e ragazzi rifugiati che attualmente non frequentano la scuola. Per garantire loro quelle possibilità di accesso e di proseguimento negli studi e di inserimento nel tessuto sociale che, in alternativa, non avrebbero.

  • Mi chiamo Can Farhad Sadredin, sono iraniano e sono il responsabile del progetto.

Sintesi schematica del progetto

Il progetto intende rispondere alle problematiche che, nella regione dell’Anatolia Sud-Orientale, affrontano quotidianamente sia i tanti rifugiati presenti nell’area sia le fasce più povere della popolazione locale turca.
Nello specifico, in due anni si prevede il recupero del ruolo di Caritas Anatolya e delle sue funzioni a sostegno dei più deboli, attraverso l’avvio di:

  • servizio mensa
  • servizio di assistenza sanitaria di base (distribuzione kit igienico-nutrizionali per bambini e di kit invernali, visite mediche)
  • servizio di facilitazione per i bambini per la frequentazione delle scuole elementari pubbliche (distribuzione kit scolastici e corsi intensivi di turco)
  • attività di formazione a favore di donne rimaste sole o che vivono in casi di estrema povertà. (corsi di artigianato e corsi di turco o inglese)

Per quanto riguarda la scuola elementare, media e superiore in costruzione ad Iskenderun:

  • allestimento delle aule e dei laboratori
  • copertura dei costi di gestione del corpo docente
  • distribuzione di borse di studio per i 100 bambini che ogni anno frequenteranno le elementari
  • Titolo progetto
    Rilancio della Caritas Anatolya e dei suoi servizi di assistenza umanitaria e di sostegno all’educazione in Turchia Orientale

    Responsabile progetto
    turkey@celim.it

    Date
    marzo 2017/marzo 2019

  • Partner
    Vicariato Apostolico Anatolia Orientale

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    Brochure

Finanziatori del progetto
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