In Africa, l’eccessivo consumo di legna potrebbe portare a una veloce distruzione delle foreste e all’accelerazione dei cambiamenti climatici in corso. Secondo l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), la domanda di prodotti e servizi forestali nel continente sta crescendo rapidamente, alimentata da una popolazione in crescita e da un’economia in espansione. Entro il 2050, la domanda interna di legname industriale potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare rispetto all’attuale livello annuale di 96,2 milioni di m3.

Nel frattempo, il carbone e la legna da ardere, industria per lo più informale, è, secondo la Fao (agenzia Onu per l’alimentazione), responsabile del 90% del consumo di legna, contribuisce a circa il 2% del Pil del continente e impiega quasi il 5% della forza lavoro.

Lo sfruttamento intensivo determinato dalla raccolta eccessiva e dalla deforestazione porta al degrado del suolo. Tale pressione potrebbe portare a livelli insostenibili di sfruttamento e accelerare la deforestazione, con conseguente perdita di mezzi di sussistenza e una diminuzione della biodiversità.

CELIM è impegnato in prima linea per combattere l’eccessivo consumo di legna. In Zambia, per riuscire ad arrotondare il bilancio famigliare, tra il 65 e il 70% delle famiglie produce illegalmente carbone bruciando la legna. Ciò produce inquinamento e un elevato grado di deforestazione. La nostra Ong, nell’ambito del progetto «Agricoltura a basso impatto. Lotta al cambiamento climatico» sta lavorando per favorire la produzione di pellet. Questi ultimi sono realizzati partendo dagli scarti agricoli che vengono fatti decomporre e poi compattati. Un’iniziativa che, ispirandosi ai principi dell’economia circolare, utilizza come risorse, materiali che sarebbero trattati come rifiuti.

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