Insieme si sta bene. Insieme non ci si sente isolati. Insieme si cresce meglio. Soprattutto se si sta insieme all’insegna del gioco, dello sport e dell’amicizia. È questo il senso dell’incontro tra i ragazzi di strada del Cicetekelo Youth Project e i piccoli portatori di handicap della Holy Family Special School.

«Periodicamente – spiega Tommaso Sartori di Celim Zambia – organizziamo momenti in cui i disabili vengono a trovare i ragazzi di strada. Sono giornate in cui, tra giochi, attività sportive e ricreative, si avvicinano realtà che, per diversi motivi, sono escluse dalla società. È un modo sereno e amichevole per costruire ponti di amicizia e di comprensione reciproca».

I ragazzi e le ragazze si trovano bene insieme. «La ricreazione è un bel momento – osserva Tommaso -. I piccoli si integrano naturalmente perché non sentono il peso delle differenze caricate dalla società sulle loro spalle. I bambini di strada, spesso visti come “selvaggi in correggibili”, dimostrano una sensibilità unica. Vedono i disabili come persone vulnerabili alle quali bisogna stare vicino».

A questi momenti si aggiunge la partita di calcio che i ragazzi di strada più grandi ogni venerdì giocano con i ragazzi disabili. «È una forma di integrazione che noi coltiviamo – osserva Tommaso -. È un modo per far sentire tutti, disabili e ragazzi di strada, come parte di una comunità che non li esclude. Anzi li tiene insieme e li valorizza».

Questa attività si inserisce nell’ambito di «Disability. Tutela dei diritti delle persone con disabilità in Zambia», un progetto portato avant da CELIM, in collaborazione con l’Association Pope John 23 e le Franciscan Missionary Sister of Assisi.

«In Zambia, come in molti Paesi africani – concude Tommaso -, la vita dei disabili è ostacolata da innumerevoli barriere architettoniche oltre che da discriminazioni e pregiudizi. Ciò provoca un pesante isolamento sociale, educativo ed economico. Noi lavoriamo per l’inclusione socio-economica e la tutela dei diritti di 286 persone con disabilità nel distretto di Ndola e Luanshya. Stiamo cercando di rendere le strutture scolastiche più accoglienti, formare gli insegnanti e gli educatori, combattere lo stigma sociale così diffuso. Il nostro obiettivo è aiutare l’integrazione dei diabili e delle loro famiglie nella società locale. In modo che siano visti come risorse e non come elementi da emarginare».

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