Pronti via. Ecco le prime mascherine realizzate dai carcerati in Zambia. Sono state confezionate in alcuni centri di detenzioni nei quali CELIM lavora a «La seconda occasione», un progetto che promuove il reintegro degli ex detenuti nella società attraverso il lavoro.

L’idea di produrre mascherine è venuta ai responsabili di CELIM nei giorni seguenti lo scoppio dell’epidemia di coronavirus. Una epidemia che, finora, ha toccato solo marginalmente il Paese con un migliaio di casi ufficiali e sette morti, ma il diffondersi del virus ha preoccupato le autorità.

Il presidente Edgar Lungu ha imposto alla popolazione di indossare le mascherine nei luoghi pubblici e ha fissato alcune norme igieniche e di distanziamento sociale. Anche l’amministrazione penitenziaria è subito corsa ai ripari obbligando gli agenti di polizia e i detenuti a possedere almeno due mascherine, una da portare e l’altra da lavare una volta indossata.

 

Un detenuto cuce una mascherina
Una delle prime mascherine cucite
Le mascherine
Un detenuto-sarto
Un'altra fase di lavorazione delle mascherine

CELIM ha preso contatto con i responsabili dei penitenziari e, in accordo con loro, ha dato il via alla produzione che è potuta partire in tempi brevissimi grazie ai laboratori di sartoria allestiti dalla nostra Ong nei mesi scorsi.

«Kaoma è stato il primo penitenziario a iniziare – osserva Gianclaudio Bizzotto, responsabile CELIM in Zambia -, poi sono seguiti gli altri. A oggi la produzione è a regime. Finora abbiamo prodotto 4-500 mascherine, ma contiamo di aumentare velocemente il numero nei prossimi giorni».

Kaoma, una classe di un corso professionale
Detenuti con le mascherine prodotte nel penitenziario
etenuti con le mascherine prodotte nel penitenziario
Lo staff direttivo del carcere

Questa è quindi una opportunità di riscatto, tanto economico quanto sociale, per i detenuti, ma è anche un’iniziativa che ha una grande valenza ambientale perché sono riutilizzabili. «Coerenti con l’attenzione che CELIM riserva ai temi ambientali – conclude Bizzotto -, si è voluto evitare le mascherine usa-e-getta che verrebbero gettate via dopo un solo impiego e andrebbero ad aumentare la già consistente massa di rifiuti da smaltire. Quelle in tessuto sono amiche dell’ambiente ma, allo stesso tempo, come confermano alcuni studi delle Nazioni Unite, rappresentano un valido presidio contro la diffusione del Covid-19».

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