A non odiare si impara. In famiglia, ma anche a scuola e tra amici. È da qui che parte l’azione di «Odiare non è uno sport», un progetto, al quale partecipa anche CELIM, che intende tracciare percorsi per prevenire e contrastare l’hate speech.

«Le nostre attività – spiega Sara Donzelli di CELIM – si sono concentrate sulla scuola. Le aule sono luoghi fondamentali nelle quali lavorare per trasmettere quei valori di rispetto e amicizia che devono essere patrimonio comune nella vita di tutti i giorni e, ancora di più, sui social network. Queste piattaforme sono ormai diventate un veicolo attraverso il quale, soprattutto in questa fase delicata di quarantena per il Covid-19, passa una parte importante della comunicazione interpersonale, soprattutto tra i ragazzi e le ragazze».

Per questo motivo, nelle scorse settimane è stato allestito un percorso educativo al liceo delle Scienze umane «Gaetana Agnesi» di Milano. Tre incontri rivolti agli studenti e ai professori per accrescere la consapevolezza dell’importanza di combattere l’odio nello sport e organizzare azioni per prevenirlo.

«Abbiamo stimolato i ragazzi e le ragazze – continua Sara – chiedendo loro di parlare del mondo dei social, quali piattaforme vengono utilizzate e come, quali sono i discorsi di odio dei quali sono stati testimoni. È stato interessante leggere i diari nei quali i ragazzi hanno raccontato le loro esperienze sul bullismo online e offline. Esperienze che ci hanno convinto, una volta di più che quello dell’odio è un fenomeno molto diffuso sia online sia offline».

Un odio che si diffonde anche (a volte soprattutto) grazie a false notizie o a notizie e concetti falsamente veicolati. «La fake news sono una parte fondamentale dei discorsi di odio – sottolinea Sara -. Bisogna quindi smontare queste notizie facendo cadere il castello delle falsità e del bullismo. Su questo fronte, come hanno ammesso gli stessi ragazzi, è necessario utilizzare lo spirito critico e una formazione continua. Per questo motivo abbiamo dato loro una scaletta in dieci punti per evitare la diffusione di fake news».

Proprio sul versante della formazione è stato presentato ai ragazzi e alle ragazze il «Barometro dell’odio nello Sport», ricerca realizzata dal Centro Coder dell’Università di Torino che ha monitorato il livello di odio veicolato dai media. «Il progetto non può fermarsi alla formazione – conclude Sara -. Per questo, entro dicembre, saranno formati gruppi di ragazzi e ragazzi che, lavorando sui social network, promuoveranno la promozione del rispetto nelle piattaforme web in un contesto che sappia superare l’odio per arrivare a un confronto civile e rispettoso di tutti».

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