Sembrano animali pacifici. Innocui. In realtà rappresentano una minaccia diretta non solo per i raccolti, ma per le comunità. In Africa, gli elefanti uccidono almeno 500 persone all’anno. In Kenya sono molto temuti. Per questo, nell’ambito del progetto «Coltivare il futuro – Filiere agricole ecosostenibili in Kenya», si è deciso di realizzare protezioni che, da un lato, preservino le aree dove si trovano campi, serre, pozzi e chioschi d’acqua e dove verranno costruite le strutture per l’ospitalità/turismo e, dall’altro, offrano la possibilità di convivere senza pericoli con la fauna selvatica locale.

«La contea di Laikipia, nel Kenya centrale, non è un luogo semplice in cui vivere e lavorare – osserva Gabriele Covi, responsabile CELIM del progetto -. La natura è selvaggia e aspra e il rapporto con essa è duro, a volte brutale. Noi dobbiamo aiutare le popolazioni a svolgere le proprie attività agricole e pastorali in sicurezza, ma al contempo preservando la natura. Anche perché questa ricchezza può, a sua volta, essere “sfruttata” attraverso il turismo».

Così si è deciso di creare protezioni elettrificate per dissuadere gli elefanti dall’accesso ai villaggi e ai campi.  Le reti adottate sono alimentate con pannelli fotovoltaici e sono le stesse che vengono utilizzate dal Kenya Wildlife Service, l’organizzazione pubblica che gestisce e conserva il patrimonio naturalistico del Paese. «Per gli animali non ci sono pericoli – osserva Covi -. Quando avvertono la scossa cambiano tragitto e così i raccolti e gli esseri umani sono in salvo».

In alcune aree erano state posizionate reti non elettrificate sostenute da pali, ma sono state travolte dagli elefanti. «Alcuni donatori – conclude Covi – ci hanno reso possibile la costruzione di reti più potenti. La condivisione di una stessa area tra fauna selvatica e comunità umane è sempre complessa, ma non è impossibile. Con i giusti accorgimenti si riesce a tutelare entrambi. In Kenya ci stiamo riuscendo. Per noi di CELIM è importante perché crediamo che non ci possa essere uno sviluppo autentico senza il rispetto dell’ambiente».

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