In tutto il mondo, stando agli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, il Covid-19 ha contagiato 120 milioni di persone, mentre 2,6 milioni di persone sono decedute. Nel frattempo si è avviata la campagna vaccinale globale, ma non in maniera equa per i tutti i Paesi del mondo. I dati mostrano che l’1,18% della popolazione mondiale ha ricevuto la prima dose, dato che diminuisce esponenzialmente fino allo 0,07% per la seconda dose. Se si analizzano i dati singolarmente per Paese ci si rende conto che, a fronte di Stati dove lo si sta somministrando in maniera programmatica e continuativa, ve ne sono altri che non hanno neanche avviato la vaccinazione. È quanto denuncia Dacci oggi il nostro pane quotidiano la campagna lanciata da Caritas Italiana e Focsiv (la federazione delle Ong di ispirazione cristiana della quale fa parte CELIM) per combattere la povertà e le ingiustizie legate alla pandemia.

A Natale, papa Francesco ha detto: «[…] in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. […] ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti».

Tuttavia, denunciano i responsabili della campagna, ci sono ancora molte ombre che non rendono il vaccino effettivamente accessibile a tutti. Inoltre, al di là delle decisioni discriminanti di singoli governi, vi è il rischio che alcuni Paesi siano lasciati indietro, o addirittura interi continenti, come l’Africa.

Secondo l’Oms solo un quarto di tutti i Paesi africani ha la disponibilità finanziaria per una campagna vaccinale adeguata e anche per quelli che hanno le capacità economiche sussistono difficoltà logistiche enormi come, ad esempio, la gestione della catena logistica della conservazione del vaccino. Le previsioni più ottimistiche indicano che solo il 3% della popolazione africana verrà vaccinata entro marzo e il 20% entro la fine del 2021.

Papa Francesco ha richiamato tutti affinché «i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle».

In questo momento si ha la necessità di una fratellanza globale. «Una fraternità basata sull’amore reale, capace di incontrare l’altro diverso da me, di con-patire le sue sofferenze, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia etnia, della mia religione; è diverso da me ma è mio fratello, è mia sorella. E questo vale anche nei rapporti tra i popoli e le nazioni: fratelli tutti!, ha indicato il Pontefice.

Oltre alla disparità dell’accesso al vaccino per tutti i popoli della terra, vi è un altro aspetto messo in evidenza dalla pandemia, spiegano i responsabili della campagna, la forbice delle diseguaglianze si sta allargando sempre di più, rendendo i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. La pandemia sta lasciando centinaia di milioni di persone disoccupate o sottooccupate. Le minoranze etniche e le fasce più vulnerabili sono le prime che, perdute le risorse per il loro sostentamento, entrano nella spirale della povertà, della fame e della mancanza dell’assistenza sanitaria. Tra queste le più colpite sono le donne, soprattutto in alcune aree, come il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Affinché nessuno sia lasciato indietro, è necessario allora il contributo di tutti per invertire la rotta, rispondendo all’appello di Papa Francesco: «Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è mio fratello».

Sul sito della campagna Dacci oggi il nostro pane quotidiano, accanto a materiali di approfondimento e riflessione su questo tema, vengono proposti interventi nelle varie aree del mondo delle Caritas e dei soci Focsiv.