«Un’esperienza che ripeterei e che consiglierei». Così Michela Sestito giudica l’anno trascorso a CELIM in servizio civile. «Sono arrivata a CELIM quasi per caso – osserva -. Io abito nel bresciano e non conoscevo l’Ong. Leggendo le proposte di tutte delle organizzazioni, quella di CELIM mi è sembrata la più interessante e ho fatto domanda. E, devo essere sincera, non mi sono sbagliata».

Michela, 30 anni, ha studiato lingue straniere a Brescia e a Bologna. «Avevo già lavorato in un progetto educativo – continua -, ma qui a CELIM era interessante perché, oltre a poter continuare l’esperienza nelle scuole con i ragazzi, ho potuto sperimentare come lavora una organizzazione non governativa. Ho potuto lavorare nei lavoratori con metodologie interattive».

Michela è stata impegnata, tra gli altri, nel progetto Odiare non è uno sport che sensibilizza i ragazzi sui temi dei discorsi di odio nello sport. «È stata una bella esperienza – continua Michela – perché ho potuto seguire i percorsi educativi nelle scuole. Con i ragazzi del liceo Agnesi di Milano, nell’ambito del percorso di alternanza scuola/lavoro, abbiamo formato i ragazzi a rispondere ai discorsi di odio su Instagram Un lavoro interessante perché è andato al di là della teoria per affrontare nel reale ciò che significa hate speech».

Un anno particolare, il 2020, segnato dalla pandemia di coronavirus. «Purtroppo il covid-19 – conclude – ci ha costretto a lavorare a distanza. Anche questa, però, è stata un’esperienza positiva. Alla fine abbiamo imparato a rapportarci con i ragazzi con strumenti nuovi. Se devo stilare un bilancio, direi che il mio è stato un anno utile e costruttivo anche in prospettiva lavorativa. Lo consiglierei? Sì, senza dubbio».