In Libano la produzione di olio è antichissima. Le terre fertili e il clima mite hanno sempre offerto condizioni perfette per la crescita dell’olivo, come dimostra il fatto che, proprio in Libano, si trovano gli ulivi viventi più antichi del mondo. I 16 alberi, conosciuti come «The Sisters», si trovano a Bchaaleh, nel nord del Libano e risalgono a 6.000 anni fa.

In tutto il Paese, generazioni di famiglie si dedicano alla raccolta delle olive, producendo alcune delle migliori olive del mondo. La produzione dell’olio d’oliva può essere fatta risalire ai fenici, con molte tecniche tradizionali utilizzate ancora oggi.

Secondo l’Associazione degli agricoltori libanesi, circa 59.000 ettari di terreno in Libano sono utilizzati per la coltivazione dell’olivo, producendo circa 75.000 tonnellate di olive. Questo si traduce in circa 10.000 tonnellate di olio d’oliva all’anno.

I libanesi consumano le olive come alimento base e usano l’olio d’oliva in quasi tutti i loro piatti. Molte famiglie raccolgono le olive dai loro villaggi, che salano o conservano per durare l’anno.

«Ci sono quindi i margini per aumentare la produzione di olio e diminuire le importazioni – spiegano i responsabili di CELIM in Libano -. La filiera sconta però la scarsa qualità dell’olio rispetto ai prezzi attuali di vendita, un prodotto non competitivo sui mercati, l’insostenibilità ambientale della filiera caratterizzata da grandi volumi di scarti, solidi e liquidi, che vengono poi riversati, senza essere smaltiti, nel fiume Hasbani o sui terreni agricoli». Il progetto avviato dalla nostra Ong scommette sul miglioramento delle condizioni di 2.935 contadini delle aree rurali del Sud del Libano. In particolare, si lavorerà con undici cooperative (di cui due di donne) e dieci frantoi.

«Ci muoveremo in tre direzioni – osservano i responsabili CELIM -. Anzitutto cercheremo di migliorare l’efficienza produttiva riducendo il costo di raccolta e produzione e incrementando la qualità dell’olio. In secondo luogo, intendiamo creare un migliore e più stabile accesso al mercato interno e a quello estero. Infine, ma è un punto fermo di questo come di altri progetti della nostra Ong, lavoreremo per ridurre l’impatto ambientale, eliminando gli scarti solidi non riciclati e il liquido vegetale e aumentando i sistemi di controllo sugli sversamenti illegali».

Il progetto mira anche a rafforzare le capacità delle cooperative di realizzare un prodotto che abbia standard qualitativi che rispettino i parametri internazionali. «Standard – concludono a CELIM Libano – che verranno mantenuti modernizzando le attrezzature e le tecniche a disposizione degli agricoltori».

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