Nel mondo oltre 750 milioni di adulti nel mondo, di cui due terzi donne, sono analfabeti. Il 10% dei giovani non ha competenze nella lettura e nella scrittura. In Italia, l’analfabetismo ha osservato un calo costante dal primo censimento a oggi, passando dal 74,1% del 1861, al 12,9% del 1950, fino all’1,06% del 2011. Secondo un report del 2020, gli analfabeti in Italia sono lo 0,6% della popolazione (339.585 persone), mentre gli alfabeti privi di titolo di studio sono il 4% (2.186.331 persone). Sono i dati forniti da Unesco e Istat in occasione della Giornata mondiale dell’alfabetizzazione che si celebra oggi 8 settembre.
Quella dell’alfabetizzazione è una battaglia non ancora vinta. Ancora oggi, secondo quanto affermano i responsabili dell’Unesco, il non saper leggere e scrivere è fonte di esclusione e accresce la differenza di genere e, in alcuni Paesi, le donne, considerate inferiori rispetto agli uomini, non sono «degne» di istruzione, sono le ultime ad avere diritto alla studio, considerate di serie b, in un paradigma che oggi, nel 2021, genera sgomento e non smette di sconvolgere. E alla differenza di genere si accosta quella relativa allo stato sociale, dove a essere più analfabeta sono le popolazioni più povere; luoghi dove il diritto allo studio si tramuta in lotta per lo studio.
Il linguista Tullio de Mauro, in un articolo del 2008 in cui citava vari studi, scrisse che soltanto il 20% della popolazione adulta italiana avrebbe gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea.
Da anni, CELIM è attivo sul fronte dell’alfabetizzazione sia per i ragazzi italiani sia per quelli di origine straniera. «Nelle scuole – spiega Sara Donzelli di Celim -, garantiamo sostegno al processo formativo aiutando i ragazzi e le ragazze con i nostri spazi studio pomeridiano e con le lezioni di italiano per i giovani stranieri». CELIM, però, va oltre. Attraverso i laboratori di teatro completa l’educazione dei ragazzi mediante un’alfabetizzazione emotiva che consiste nell’insegnare cosa sono le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come gestirle in modo consapevole.
«L’educazione – conclude Sara – è un processo complesso. CELIM è impegnata su questo fronte per costruire non solo competenze tecniche, ma anche una formazione umana che strutturi la personalità dei ragazzi e delle ragazze e permetta loro di crescere in modo completo».