Il progetto «Olio e olive di qualità. Migliorare l’olivicoltura nel Libano meridionale» avanza. Dopo un anno e mezzo di lavoro, il cammino è ben avviato. Lo sostiene Marco Benedetti, rappresentante di CELIM nel Paese, con il quale abbiamo fatto il punto sullo stato delle attività.

«Sotto il profilo ambientale – spiega – abbiamo fatto grandi passi avanti. Nella zona di Hasbaya, dove operiamo, abbiamo creato le vasche di trattamento degli scarti della lavorazione delle olive. Le acque reflue verranno poi trattate e impiegate per fertilizzare in modo tale da non essere sversate nei fiumi e inquinarli. Abbiamo poi creato un impianto di compostaggio per raccogliere i rifiuti umidi e riutilizzarli una volta che sono stati lavorati».

Una parte del progetto riguarda l’accesso al mercato dell’olio libanese. Quali progressi sono stati fatti in questo contesto?

«La crisi economica in atto e le particolari condizioni climatiche hanno falsato un po’ i parametri del mercato. Quest’anno gli agricoltori hanno venduto tutto il raccolto a prezzi elevati e in tempi rapidi. In sé non è un male, ma non ci ha permesso di procedere secondo i piani che avevamo prefissato. Abbiamo però avuto la possibilità di raccogliere dati che ci serviranno per fare valutazioni sugli andamenti del comparto e ci permetteranno di muoverci più consapevolmente in futuro».

E sul fronte della riduzione dei costi?

«Su questo piano siamo avanti. Abbiamo acquistato numerose attrezzature. Tra esse dieci trattori compatti (sette gommati e tre con cingoli) che possono muoversi tra gli olivi e con equipaggiamento adatto diffondere le acque reflue concimanti tra le piante. Provvederemo a breve a un training per gli operatori che li guideranno. Siamo in attesa diventi operativa anche l’unità di imbottigliamento».

Chi sono i beneficiari del progetto?

«Tutti gli agricoltori del distretto di Hasbaya. Per mettere loro a disposizione macchinari e servizi, abbiamo creato un consorzio. Attualmente è in fase di registrazione per le autorità e crediamo che entro febbraio avrà la piena operatività amministrativa. Nel frattempo ha però iniziato ad affittare le attrezzature ai contadini e ciò ha già generato preziose entrate che consentiranno di procedere a pieno ritmo nei mesi prossimi».

Oltre al progetto nel settore dell’olivicoltura, CELIM sta pensando ad altri interventi in Libano?

«Dopo la fine del progetto a favore delle donne immigrate, abbiamo mantenuto uno stretto rapporto con Caritas Libano (nostro partner). Con loro stiamo pensando di allestire altri interventi. Anche se probabilmente non in campo umanitario. Stiamo poi progettando un’iniziativa nel settore della raccolta dei rifiuti».

Il Libano sta attraversando una dura crisi economica e politica, qual è la situazione sul terreno?

«È molto dura. Mancano i farmaci e i carburanti. Questi ultimi non sono servono solo per il trasporto, ma soprattutto per far andare i generatori che producono la maggior parte dell’elettricità necessaria al Paese. Inoltre gran parte del personale sanitario è espatriato cercando migliori condizioni di vita. Quindi mancano cure mediche. Una cosa gravissima in un contesto di pandemia come quello attuale. La valuta locale sta perdendo valore e ciò porta a un innalzamento dei prezzi e quindi all’inflazione. Gli effetti di tutto ciò si fanno sentire soprattutto per le classi più povere che hanno pochi mezzi per sopravvivere».

Impianto di trattamento delle acque reflue
Monte Hermon
Impianto di compostaggio a Kawkaba
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