Un’agricoltura sostenibile, naturale, ma al contempo molto produttiva è quella che si sta diffondendo tra le comunità masai della zona centro occidentale del Kenya. È il frutto di «Coltivare il futuro. Modelli di filiere agricole ecosostenibili per le zone aride del Kenya», progetto che da due anni CELIM sta portando avanti, in collaborazione con Ipsia e con il sostegno dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, nella contea di Laikipia. Ne abbiamo parlato con Davide Bonetti, project manager di CELIM che dall’autunno scorso sta portando avanti le attività.

A chi si rivolge il progetto?

Si rivolge ai gruppi pastorali di etnia masai e, in particolare, a undici gruppi di donne della comunità locale. I masai vivono in una zona arida e sono tradizionalmente allevatori con scarse o nulle conoscenze agricole. In questi mesi abbiamo fornito loro una formazione  sull’agricoltura incentrata sui principi della permacultura, che ha permesso l’avvio di orti comunitari per l’autoconsumo e la vendita sul mercato locale

Che cosa si intende quando si parla di permacultura?

La permacultura è un insieme di pratiche mirate, da un lato, a soddisfare i bisogni nutrizionali della popolazione (cibo, fibre ed energia) e, dall’altro, a rafforzare la resilienza, la ricchezza e la stabilità degli ecosistemi naturali. Non vengono quindi utilizzati né pesticidi né fertilizzanti chimici. Si cerca di far convivere le colture orticole con quelle spontanee, seguendo i principi della food forest, ovvero campi che rispecchiano il più fedelmente possibile ciò che avviene in modo spontaneo in natura. È un’agricoltura che impiega tecniche molto semplici ed è adatta a una popolazione, come quella masai, che non è abituata a coltivare.

Quali interventi avete effettuato?

Innanzi tutto abbiamo puntato sulla formazione, in particolare delle donne. Abbiamo fornito loro le informazioni di base per dar vita a orti che garantiscano loro quegli alimenti base necessari per arricchire la loro dieta e integrare i loro redditi vendendo le eccedenze. Oltre alla formazione, abbiamo assicurato loro le attrezzature necessarie, abbiamo creato serre e installato recinzioni elettrificate per allontanare gli elefanti. In questa zona, i pachidermi passano e rischiano di distruggere le colture e quindi il lavoro di settimane. Le barriere permettono di tenerli lontani senza ferirli o senza la necessità di doverli abbattere. Inoltre gli interventi di CELIM hanno riguardato l’approvvigionamento idrico per gruppi interessati dal progetto. Infatti sono stati costruiti pozzi equipaggiati con pompe solari e sistemi di raccolta dell’acqua piovana. Questo ha assicurato una presenza d’acqua, prima impensabile, che garantisce una produzione agricola costante e sicura, nonché una fonte di acqua pulita per uso domestico

Il progetto però riguarda anche aspetti non strettamente legati all’agricoltura…

Sì, oltre a sostenere l’agricoltura, abbiamo lavorato per rilanciare le attività che possono integrare i redditi degli agricoltori. Tra queste, la produzione e la trasformazione del miele. In questo senso abbiamo formato le donne e le abbiamo dotate di alveari e kit per la raccolta. Il miele è stato poi venduto sul mercato locale e ha riscosso un buon successo anche in tempo di pandemia di Covid-19. Parallelamente abbiamo dato il via alla trasformazione dei prodotti dei cactus, ottenendone succhi e marmellate. Questa pianta da problema si è trasformata in risorsa, infatti, con le sue spine, rappresenta un rischio per il bestiame affamato che cerca di mangiarla; trasformarla in prodotti profittevoli è un ottimo modo di eradicarla ottenendone anche un profitto. Abbiamo lavorato anche l’aloe dalla quale otteniamo creme, shampoo, saponi, balsamo. Crediamo che i prodotti di aloe e cactus possano avere un buon mercato. Scommettiamo sulla fine della pandemia e sulle nuove possibilità che si apriranno sia a livello nazionale sia a livello internazionale.

Altra fonte di reddito alternativo è il turismo. Come avete operato in questo settore?

La contea di Laikipia non solo ha un grande fascino, ma è una regione con numerose riserve naturali. Ha quindi grandi potenzialità turistiche. Abbiamo costruito dei  cottage con numerosi posti letto e spazi per convention e conferenze. La pandemia ha prima rallentato e poi fermato i flussi turistici. Ora, con la flessione della diffusione del virus e le norme per evitare il contagio, il turismo può ripartire e da esso può trarne vantaggio tutta la contea.

In queste ultime settimane è partito un nuovo progetto incentrato sulle serre. Di che cosa si tratta?

«Serre Intelligenti» è un progetto che si inserisce in quello in corso nella contea di Laikipia. Le cinque serre, che sono state costruite nei mesi scorsi presso le sedi dei gruppi di donne Masai, sono state dotate di un sistema di sensori che forniranno dati su temperatura, umidità, nutrienti del suolo che, uniti a dati sui prodotti coltivati, permetteranno di ottimizzare la resa, riducendo l’impiego di acqua e fertilizzanti. Un modo per preservare l’ambiente e offrire prodotti sani alla popolazione locale.

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