In Turchia la macchina dei soccorsi sostenuta da CELIM si è messa in moto. A partire dalle prime ora dopo il sisma del 6 febbraio, che ha causato quasi 40.000 vittime, più di 80.000 feriti e ha lesionato quasi 20.000 edifici, Caritas ha creato a Istanbul una unità di emergenza. “L’Emergency Team – spiega Giulia Longo, operatrice di CELIM a sostegno di Caritas – sta valutando il contesto logistico per raccogliere informazioni sui bisogni e progettare un piano di risposta. A Iskenderun, in Anatolia, e nelle zone costiere, ad esempio, le inondazioni, dovute allo tsunami, hanno aggravato la situazione e anche i nostri uffici sono in gran parte danneggiati”.

Nelle stesse ore in cui si allestiva il centro di emergenza, un referente di Caritas, ha raggiunto, con grande difficoltà, Iskenderun e ha iniziato a coordinare il personale volontario sui luoghi del disastro avviando una prima risposta: i generi alimentari e non alimentari, presenti in un magazzino miracolosamente rimasto intatto, sono stati distribuiti a 100 persone ed è stata allestita una mensa per i poveri. Colazione, pranzo, cena vengono preparati e serviti dai volontari a 150 persone ogni giorno e su richiesta della protezione civile, questo servizio è esteso alle persone ospitate in tre strutture governative.

“In città – continua Giulia -, si registrano ancora carenze di elettricità, gas e acqua, mentre la disponibilità di rifornimenti nei supermercati locali è limitata e non è più possibile prelevare contanti agli sportelli automatici. A Iskenderun finora sono arrivati otto camion carichi di aiuti. Noi abbiamo allestito un magazzino per raccogliere tutti i materiali e distribuiamo vestiti, scarpe, generi alimentari e igienici”.

Il team Caritas ha visitato anche Antakya e ha riferito che la città è in gran parte devastata. Molte persone sono già partite e le restanti sono raccolte nelle tende. Ogni giorno vengono preparati pasti e distribuiti sul territorio 130 pacchi famiglia e gli articoli più richiesti sono quelli per l’igiene e i pannolini per bambini. “Le coperte – osserva Giulia – vengono consegnate a chi ne ha fatto richiesta. Una quarantina di persone ha chiesto solo vestiti invernali, perché di notte fa molto freddo. La Caritas ospita in media 70 persone ogni notte dal primo giorno dell’emergenza, ma ancora molte persone dormono in auto o in rifugi improvvisati”.

Il personale di Caritas ha visitato l’area di Mersin, prima zona esterna al terremoto che accoglie sfollati. “Anche qui – conclude Giulia – i bisogni principali sono cibo, coperte, vestiti e articoli per l’igiene. Tutte queste cose possono essere acquistate localmente. Le strutture della chiesa ospitano 80 persone a cui vengono offerti tre pasti al giorno. Servono cucine da campo, lavatrici e congelatori. Il numero di sfollati che chiedono alloggio nelle città di Istanbul, Smirne e Ankara sta crescendo. Caritas sta lavorando per trovare soluzioni anche a queste esigenze”.