Pioggia e venti a oltre 200 km/h hanno devastato la Zambezia, la provincia mozambicana dove CELIM lavora, da anni, con progetti di sviluppo agricolo. Nella notte tra sabato e domenica, il Ciclone Freddy ha abbattuto pali e alberi, ha scoperchiato case e magazzini, ha fatto crollare muri. “A Quelimane, il capoluogo, ovunque ci sono nelle strade pezzi di tegole, vetri, rami, mattoni – spiegano Sofia e Marco di CELIM -. Nelle zone periferiche l’impatto è stato ancora più devastante: si stima che centinaia di case siano state distrutte o danneggiate. Le famiglie le cui abitazioni sono rimaste senza tetto o distrutte si sono rifugiate nelle scuole elementari. Difficile dire se e quando queste famiglie saranno in grado di tornare nelle proprie case. Nelle prossime settimane si prevede, inoltre, che la situazione sanitaria possa peggiorare, si possa diffondere il colera e manchi cibo”.

I luoghi in cui CELIM opera sono in gran parte irraggiungibili. A Lugela, l’avannotteria, dove si allevano i piccoli pesci da seminare negli stagni delle piscicoltura, e l’impianto di produzione di mangime sono stati fortemente danneggiati. A Inhassunge, le tre barche che garantivano l’attraversamento del fiume che divide il distretto da Quelimane sono state danneggiate dal ciclone. Lugela e Inhassunge sono invece irraggiungibili a causa dello straripamento dei fiumi e la conseguente interruzione delle strade che portano a questi distretti.

“Le notizie meteo non sono buone – concludono Sofia e Marco -. Le previsioni dicono che il ciclone, dopo aver colpito il Malawi, stia tornando indietro verso il Mozambico. Speriamo che i venti e la pioggia perdano, nel frattempo, la forza e permettano ai soccorsi di lavorare per ripristinare la normalità”.