La caduta del regime siriano di Bashar al-Assad ha destabilizzato i fragili equilibri del Medio Oriente, infrangendo alleanze che sembravano indissolubili e modificando radicalmente gli assetti geopolitici della regione. Al centro di questo sconvolgimento si trovano le vite di migliaia di persone: cittadini siriani che, fuggendo da un Paese devastato dal conflitto, cercano rifugio all’estero. Tra questi, la comunità siriana in Turchia rappresenta uno dei casi più emblematici.

La Turchia accoglie oggi circa 3,5 milioni di rifugiati siriani, la più grande popolazione al mondo di sfollati provenienti dalla Siria. Mentre una minoranza vive in campi organizzati dal governo e da agenzie internazionali, la maggior parte si è stabilita in aree urbane come Istanbul, Gaziantep e Sanlıurfa. Le loro condizioni, già precarie, sono state ulteriormente aggravate da eventi catastrofici come i devastanti terremoti del febbraio 2023, che hanno colpito le regioni meridionali del Paese dove risiedono circa 1,7 milioni di rifugiati. “Molti hanno perso tutto: case, mezzi di sostentamento e accesso a servizi essenziali come sanità, acqua potabile e istruzione – spiega una fonte che lavora a stretto contatto con questa comunità, ma che preferisce rimanere anonima per motivi di sicurezza -. Le tensioni sociali e la crisi economica turca, aggravate dal disastro naturale, hanno esacerbato episodi di discriminazione nei confronti dei rifugiati. La maggior parte dei rifugiati vive in condizioni di estrema precarietà. Molti abitano in alloggi sovraffollati e inadatti, lavorando in modo informale senza alcuna tutela legale e ricevendo salari bassissimi. Barriere linguistiche, costi elevati e discriminazioni limitano ulteriormente l’accesso ai servizi essenziali”. CELIM è stata a lungo impegnata a fianco dei rifugiati siriani. Dal 2017 al 2019, in collaborazione con il Vicariato Apostolico Anatolia Orientale, abbiamo lavorato per rispondere ai bisogni di base delle fasce più povere della popolazione turca, delle minoranze etniche e dei rifugiati a cui è stata negata l’accoglienza nei campi, garantendo loro accesso all’istruzione e a servizi di assistenza sanitaria e alimentare. Lo scorso anno abbiamo sostenuto lo sforzo della Caritas Internazionale nell’aiutare i sopravvissuti, tra i quali molti siriani, dei devastanti terremoti.

Ritorni controversi

La situazione dei rifugiati siriani in Turchia è quindi estremamente complessa. La caduta del regime siriano ha generato reazioni contrastanti: da un lato, molti rifugiati vedono una speranza per il futuro e la possibilità di tornare a casa; dall’altro, temono che la Siria post-conflitto possa rimanere instabile, con violenze settarie, vendette politiche e una crisi economica senza precedenti.

Negli ultimi anni, si è osservata una crescita costante di rifugiati che scelgono di tornare in Siria. Dal 2016, circa 737.000 persone hanno attraversato il confine turco-siriano, spesso sostenuti dalle autorità turche che hanno facilitato i rimpatri attraverso valichi capaci di gestire fino a 15.000 attraversamenti al giorno. Tuttavia, molti rimpatri sono avvenuti in circostanze non completamente volontarie, sollevando preoccupazioni tra le organizzazioni internazionali.

“Il ritorno in Siria rimane una scelta controversa – afferma la fonte -. Molti rifugiati si sentono costretti a lasciare la Turchia a causa delle difficili condizioni di vita, ma il panorama in Siria è ancora molto incerto. In diverse aree permangono rischi legati alla presenza di gruppi armati, mine e infrastrutture distrutte. Anche dove c’è pace, la mancanza di opportunità lavorative e il collasso economico rappresentano ostacoli insormontabili.”

Il futuro dei rifugiati: speranza e dignità

Nonostante le difficoltà, alcuni rifugiati vedono nel ritorno in Siria una possibilità per ricominciare e riunirsi con i propri cari. “È essenziale che ogni decisione di rimpatrio sia volontaria, sicura e dignitosa, nel rispetto degli standard internazionali,” conclude la fonte. “Mentre alcuni rifugiati nutrono speranza per un futuro migliore, la maggior parte rimane sospesa tra le sfide quotidiane in Turchia e le incertezze di una Siria ancora fragile.”

La crisi umanitaria dei rifugiati siriani in Turchia mette in luce la necessità di soluzioni sostenibili e umane, che garantiscano il rispetto dei diritti e della dignità di chi cerca un futuro migliore lontano dalla guerra.