Nel Sud del Libano, i raid israeliani, oltre a mietere decine di vittime, hanno distrutto campi e abitazioni e hanno prostrato l’economia locale. CELIM, che da anni opera in quell’area, interviene con un progetto per fornire i beni di prima necessità agli sfollati: cibo, gasolio per riscaldamento, coperte, ecc. Un’azione di emergenza per non abbandonare le popolazioni locali duramente provate dal conflitto
1.164 beneficiari
L’instabilità in Libano continua ad aggravarsi con una nuova escalation del conflitto. I raid aerei israeliani hanno colpito duramente il Libano meridionale, la Bekaa e le periferie meridionali di Beirut, provocando un aumento senza precedenti di vittime e sfollati. Le autorità libanesi riportano oltre 1.000 morti e 6.800 feriti dal 17 settembre. Più di un milione di persone sono state colpite dagli attacchi, con 514.000 sfollati interni. Di questi, almeno 160.000 si trovano in oltre 892 rifugi, tra cui più di 500 scuole, mentre 600 strutture sono ormai al limite della capacità. Il sistema sanitario è al collasso, con la chiusura di 96 strutture e il danneggiamento di 25 impianti idrici. Circa 200.000 persone hanno lasciato il Paese per la Siria, mentre i rifugiati siriani in Libano affrontano crescenti difficoltà nell’accesso a servizi essenziali.
Nel Sud del Paese, i bombardamenti hanno colpito duramente il governatorato di Nabatieh e il distretto di Hasbaya, un’area agricola e drusa situata a 800 metri di altitudine. La municipalità ospita attualmente oltre 1.100 sfollati sistemati in appartamenti e scuole.
I bisogni sono tanti. La popolazione sfollata necessita soprattutto di gasolio per far funzionare le stufe, i generatori e le pome dell’acqua calda; stufe a diesel per le scuole e le varie strutture che stanno ospitando gli sfollati e per le famiglie ospitate in appartamenti; coperte; pasti caldi.
L’isolamento geografico di Hasbaya complica notevolmente l’arrivo degli aiuti umanitari, in quanto le vie d’accesso sono limitate e i percorsi di trasporto ostacolati. La mancanza di vie di accesso sicure e il limitato supporto logistico hanno creato un contesto in cui è urgente intervenire per assicurare cibo e un riparo dal freddo imminente.
Inoltre, il conflitto sta avendo pesanti ricadute sui mezzi di sostentamento a lungo termine. Infatti, circa il 33% delle famiglie agricole della zona ha riportato danni alle coltivazioni, in particolare agli olivi e al tabacco, con perdite stimate in 268 ettari di terreni agricoli. Poiché il 94% della popolazione locale dipende dall’agricoltura come principale fonte di reddito, l’impatto del conflitto ha aggravato l’insicurezza alimentare.
Il conflitto sta avendo un impatto devastante sull’economia locale: il 33% delle famiglie agricole ha subito danni alle coltivazioni, con la distruzione di 268 ettari di terreno, in particolare oliveti e piantagioni di tabacco. Poiché il 94% della popolazione dipende dall’agricoltura, la crisi sta aggravando l’insicurezza alimentare. La situazione resta critica, con risorse insufficienti e infrastrutture al collasso.
In linea con il Flash Appeal di Ocha, l’agenzia delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitariun, il progetto mira a fornire assistenza multisettoriale salvavita alle popolazioni colpite, garantendo risorse essenziali per la sopravvivenza e il benessere. L’intervento si concentra in particolare sugli sfollati interni e su coloro che rischiano di perdere la propria abitazione, coprendo i bisogni primari di queste persone, fornendo supporto immediato e concreto.
Uno degli obiettivi principali è garantire la disponibilità di energia per il riscaldamento e l’accesso all’acqua potabile. A tal fine, verranno forniti 30.000 litri di gasolio per alimentare stufe, generatori e pompe d’acqua nei sei rifugi collettivi attivi e per le 244 famiglie ospitate in appartamenti. Il partner locale el Khalil Foundationsi si occupa dell’acquisto e della distribuzione del carburante, stabilendo un accordo con una stazione di servizio locale per garantire un prezzo fisso e contenere i costi.
Il progetto prevede anche la distribuzione di 100 stufe e 2.000 coperte per le persone ospitate nei rifugi e negli appartamenti. L’approvvigionamento del materiale avverrà presso fornitori locali, riducendo i rischi per il personale e sostenendo l’economia del distretto di Hasbaya, già messa a dura prova dal conflitto.
Per contrastare l’insicurezza alimentare, veine inoltre attivato un servizio di mensa per gli sfollati. Sei ristoranti del distretto forniscono pasti caldi a 100 persone al giorno per quattro mesi, garantendo un supporto nutrizionale essenziale. Questo sistema non solo assicura un’alimentazione adeguata agli sfollati, ma contribuisce anche alla ripresa economica della comunità locale, duramente colpita dalla devastazione dei terreni agricoli.
L’intervento non si limita quindi a fornire assistenza immediata, ma si propone di rafforzare la resilienza della popolazione e del tessuto economico locale, ponendo le basi per una ripresa più sostenibile in un contesto di forte instabilità.
Beneficiari totali: 1.164 (numero variabile)
Sfollati in appartamenti affittati: 966
Sfollati in rifugi (shelters): 198
Titolo progetto
Lifeline HASBAYA: Multisector Response to the Crisis in Lebanon
Responsabile del progetto
Giulia Giavazzi, giavazzi@celim.it
Partner
– El Khalil Foundation
– 8xmille della Chiesa cattolica
Date
Dicembre 2024 – aprile 2025
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