Prima della guerra civile scoppiata in Siria nel 2011, Caesar era un ufficiale della Polizia Militare incaricato di fotografare le scene di eventuali crimini o incidenti che coinvolgessero membri dell’Esercito di Bashar al-Assad.
Una routine, questa, che è stata stravolta dal conflitto: dopo gli scontri del 2011, su ordine dei Servizi Segreti, per due anni Caesar ha continuato la sua classificazione, documentando però le atroci violenze subite dagli oppositori nelle carceri siriane.
Nel 2013, Caesar – pseudonimo che cela la vera identità dell’uomo per motivi di sicurezza – diserta dalla Polizia Militare e lascia la Siria. Ma porta con sé una testimonianza di quell’orrore che per due anni, senza esclusioni, è stato costretto a catturare con l’obbiettivo della macchina fotografica. Un archivio digitale di oltre 53mila terribili scatti, tutti autenticati da varie commissioni d’inchiesta indipendenti e che saranno utilizzati come prove per eventuali e futuri processi per crimini contro l’umanità.

Di queste foto, una trentina costituiscono la mostra “Nome in codice Caesar: detenuti siriani vittime di tortura“. Una testimonianza cruda delle atrocità perpetrate dal regime di al-Assad che, con l’organizzazione di CELIM e Zeppelin, sarà esposta a Milano da giovedì 2 a mercoledì 8 marzo 2017.

ATTENZIONE: per la natura stessa delle foto esposte, la visione è sconsigliata a chi è facilmente impressionabile e potrebbe sentirsi urtato dalla loro crudezza. 

Nelle prossime righe, tutti i dettagli della mostra e degli eventi collegati.

Dove

“Nome in codice Caesar: detenuti siriani vittime di tortura” sarà ospitata presso l’Ex Fornace Gola, Alzaia del Naviglio pavese 16, Milano.

Lo spazio è raggiungibile con i mezzi pubblici:

  • MM2 – fermata di Porta Genova;
  • Tram linea 9 – P.za Ventiquattro Maggio;
  • Tram linea 3 – C.so S. Gottardo Via Lagrange

Quando

La mostra potrà essere visitata da giovedì 2 marzo, dalle 18 alle 20.

Da venerdì 3 marzo, l’apertura al pubblico seguirà invece di seguenti orari: venerdì-sabato 10-22, domenica 10-20, lunedì-mercoledì 10-21.

NOTA: l’ingresso alla mostra, così come la partecipazione agli aventi collegati, sono gratuiti.

Eventi

  • Giovedì 2 marzo
    In mattinata si svolgerà la conferenza stampa.
  • Venerdì 3 marzo, ore 19:00
    Inaugurazione ufficiale della mostra “Nome in codice Caesar – Detenuti siriani vittime di tortura”: per l’evento di apertura, è stato organizzato un dibattito dal titolo “This is Syria” al quale parteciperanno importanti personalità del mondo accademico, giornalistico e culturale milanese. Tra questi: il linguista ed orientalista Paolo Branca dell’Università Cattolica di Milano; Danilo De Biasio, organizzatore del Festival Diritti Umani presso la Triennale di Milano; lo scrittore, attivista dei diritti umani e blogger per il Fatto Quotidiano Shady Hamadi.
    Ospiti d’eccezione, il testimone sopravvissuto alle carceri siriane Mazzn Alhummada ed il giornalista inviato RAI Amedeo Ricucci. A moderare il dibattito il giornalista ed attivista italo-siriano Fouad Rouehia.
  • Sabato 4 marzo, dalle ore 18:30
    Rappresentazione teatrale “Carceri in Siria” a cura dell’Associazione Granchio.
    A seguire, presentazione e proiezione del Film-documentario: “Eau argentée – Autoritratto siriano”, un reportage del regista Ossama Mohammed – cineasta siriano esule a Parigi – con la collaborazione della regista Wiam Berdirxan, insieme alla casa cinematografica “Wanted”.
    Un’opera-collage sulla guerra civile in Siria, dove ogni giorno c’è chi filma e poi muore, mentre altri uccidono e poi filmano: “Se fossi qui, su cosa si fisserebbe la tua telecamera?”. La scintilla che ha dato il via al progetto è il video di un ragazzo arrestato e torturato dalle forze di sicurezza di Bashar al-Assad, poi postato dagli aguzzini su youtube. Ne è nata una testimonianza sul valore dell’immagine in movimento in tempo di guerra che, attraverso i video di mille e uno siriani, costringe lo spettatore ad osservare il conflitto e i suoi effetti da una prospettiva inedita, radicale e rivoluzionaria. Il documentario è stato presentato al Festival del Cinema di Cannes 2014, Toronto Film Festival 2014, Filmmaker Festival di Milano 2014, Festival dei Popoli di Firenze 2014, Torino Film Festival 2014.
  • Martedì 7 marzo, dalle ore 18:30
    Rappresentazione teatrale “Carceri in Siria” a cura dell’Associazione Granchio.
    A seguire, presentazione del libro “La Macchina della Morte”- Editore Rizzoli, con l’autrice Dorothèe Camille Garance Le Caisne che in questi anni ha raccolto e pubblicato, con questo testo, la testimonianza di Casear e le prove che stanno cambiando la storia della Siria.
  • Mercoledì 8 marzo, ore 19:00
    Evento di chiusura con il dibattito “Diritti umani e diritti delle donne violati in Siria.”, in occasione della Giornata Internazionale della donna. All’incontro parteciperanno personalità femminili di straordinario coraggio nel narrare ed affrontare i temi della crisi siriana. Tra queste la giornalista professionista freelance e scrittrice italo-siriana collaboratrice di Panorama, Il Fatto Quotidiano, Antimafia2000 e Tellus Folio, Asmae Dachan; l’avvocato dei diritti umani che ha presentato l’istanza presso la Audiencia National spagnola, co-fondatore e direttore della Guernica37 International Justice Chambers e direttore del Programma per la Giustizia di Transizione presso il Center for Justice and Accountability (CJA) fino al 2017, Almuneda Bernabeu.

La mostra “Nome in codice Caesar: detenuti siriani vittime di tortura” è organizzata da CELIM e Zeppelin e promossa da Amnesty International, FNSI, FOCSIV, Unimed, Un Ponte per…, e Articolo 21.
Con il patrocinio del Comune di Milano.

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