Sei esperti ambientali in formazione in Italia. È uno dei capitoli del progetto Acap di cui CELIM è partner insieme a un pool di Ong italiane (Cosv, Kalipolis, Carbosink, Ingegneria senza Frontiere), organizzazioni albanesi (Akzm, agenzia governativa aree protette, e Inca, Istituto di conservazione naturale in Albania) e il Comune di Milano. I sei operatori visiteranno il Parco del Ticino e quello di Campo dei Fiori. «Sarà un modo – spiega Luciano Bocci che per CELIM segue il progetto Acap – per aiutarli a comprendere come un’area protetta possa convivere con un impianto ad alto inquinamento acustico e non solo come un aeroporto. Sia il Parco del Ticino sia quello di Campo dei Fiori si trovano a contatto diretto con Malpensa, scalo con decine di partenze al giorno. Eppure sono riserve di biodiversità molto importanti. Lo stesso avverrà in Albania dove uno scalo è operativo in una zona naturale di grande pregio. Con la differenza che in Albania ci sono quattromila fenicotteri».

Il progetto Acap è però qualcosa di più di un semplice viaggio di formazione. Il punto sulla situazione, a un anno dal suo avvio, è stato fatto oggi a Palazzo Marino dove si sono incontrati tutti i partner. «In questi dodici mesi – spiega Alessandro Salimei, Programme Coordinator Balcani e Medio Oriente – è stato fatto molto. E il secondo anno parte con slancio sulla scorta dei buoni risultati del primo». Le organizzazioni hanno lavorato nel campo della formazione nelle scuole. Ma anche in campo imprenditoriale con attenzione alla crescita di una sensibilità ambientale in chi ha attività economiche in aree protette.

Grazie al progetto sono stati finanziati anche microprogetti sul territorio sollecitati da organizzazioni, associazioni, enti locali. Un’associazione, per esempio, ha chiesto e ottenuto la riattivazione di antichi sentieri da utilizzare come percorsi per le mountain bike. Un paese ha lavorato al restyling del centro storico per attirare turisti. Alcune scuole hanno attivato percorsi formativi abbinandole ad attività sul territorio.

«Nell’ambito di questo progetto – conclude Bocci -, CELIM si è occupata in particolar modo dello studio dell’impatto delle attività umane sul territorio. Una valutazione fondamentale se si concepiscono le aree naturale come spazi in cui la natura può e deve convivere con l’uomo e le sue imprese economiche».