Willy è stato ucciso con una ferocia inaudita. Picchiato brutalmente mentre stava cercando di sedare un diverbio. La sua morte ha destato, giustamente, sdegno. La famiglia del ragazzo italocapoverdiano ha chiesto, in occasione del suo funerale, di indossare una maglietta o una camicia bianca “come simbolo della purezza e della gioventù”.

CELIM, come fatto in occasione della campagna #magliettarossa indetta da Libera nel 2018, ha deciso di aderire all’iniziativa. Per questo motivo soci, collaboratori, amici, volontari hanno indossato un indumento bianco e si sono fatti un selfie (da soli o in compagnia).

Quello della maglia bianca è un piccolo gesto per dimostrare che la violenza non è mai una soluzione, semmai è un problema che può sfociare nel dramma (come capitato a Colleferro). In secondo luogo, le arti marziali non possono e non devono essere uno strumento per esaltati, ma discipline che incanalano la forza in spazi di rispetto. In questo senso, indossare una maglietta bianca può diventare un modo per ricordare il giovane Willy, ma anche per ripensare le nostre relazioni sociali.