Le sfide poste dal post Covid-19, i negoziati sul clima, la questione intergenerazionale, la giusta transizione, l’agricoltura, la salute, la finanza, il commercio, le migrazioni, il disarmo, la tutela dei diritti: sono solo alcuni degli elementi più significativi, approfonditi nel diversi capitoli del 3° Rapporto di Gcap (Coalizione italiana lotta contro la povertà) intitolato «La coerenza delle politiche per affrontare il cambiamento climatico» con riferimento all’attuazione dell’Agenda 2030 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) e dell’Accordo di Parigi sul clima.

Il Rapporto offre una lettura sul tema del cambiamento climatico come fattore che trasversalmente incide su tutti gli ambiti rappresentati nell’Agenda 2030 , che devono essere letti in maniera unitaria e trasversale, in connessione con le sfide enormi poste dal cambiamento del clima in atto in tutto il nostro pianeta.

Partire dalle disuguaglianze

Come sottolineato da Stefania Burbo, co-portavoce di Gcap Italia, nella sua introduzione, negli ultimi anni si è assistito a un rallentamento, nel caso dell’Accordo di Parigi ci si è parzialmente fermati, nel perseguire quanto definito dall’Agenda 2030 sul contrasto al cambiamento climatico. Gli Sdg non potranno essere raggiunti se non si inizierà a combattere per prima cosa le diseguaglianze e non si coinvolgeranno le comunità e i gruppi vulnerabili nei processi decisionali che determinano le scelte della gestione delle risorse, dell’economia, della finanza e dello stesso modo di vivere mondiale.

È essenziale, quindi, come descritto da Andrea Stocchiero di Gcap Italia nella presentazione del rapporto, che ci si impegni a sovvertire le cause strutturali di un modello di sviluppo insostenibile. Il cambiamento climatico come la pandemia Covid-19 sono generati dal degrado degli ecosistemi e della ecosfera prodotto dall’intervento umano. Bisogna trasformare il modello economico estrattivista ed energivoro, un sistema che consuma a un ritmo di gran lunga più veloce della capacità degli ecosistemi di rigenerarsi, alterandone gli equilibri fondamentali del Pianeta e ponendo in grave pericolo la stessa sopravvivenza umana.

La ripresa post Covid-19 deve essere giusta e sostenibile, nel senso della equità sociale e intergenerazionale, e dovrebbe fondarsi su un’accelerazione delle riforme, partendo dal principio che «nessuno deve essere lasciato indietro», senza dimenticare le istanze portate avanti dai movimenti giovanili, che stanno chiedendo alla politica di accelerare il cambiamento a partire dagli impegni sul clima della prossima Cop26.

L’interdipendenza degli obiettivi dell’Agenda 2030 richiede un approccio olistico ed integrato alle politiche, senza il quale sarà difficile giungere al cambiamento di sistema economico e sociale che è ormai necessario e irrimandabile. La pandemia ha solo messo a nudo l’urgenza e la necessità di perseguire una transizione che porti fuori dall’emergenza e conduca a un modello di equità e sostenibilità mondiale.

Interventi seri e coerenti

Il Rapporto affronta, quindi, l’urgenza climatica mettendola a confronto con i diversi temi politici, indagando le diverse relazioni che legano le numerose questioni tematiche al cambiamento climatico in una visione integrale che conduca ad adottare, da parte dei governi, tra cui quello italiano, misure politiche coerenti, in una revisione strategica nazionale per lo sviluppo sostenibile. I focus tematici del Rapporto pertanto analizzano, attraverso la lente del cambiamento climatico, come questo stia influenzando ed influenzerà la nostra capacità di avvicinarci agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e coma bisogna agire immediatamente e in modo strutturale poiché i processi di inversione del trend odierno del clima sono lenti e hanno necessità di tempi lunghi, come sottolineato dal climatologo del Cnr Antonello Pasini.

Il Rapporto nei diversi capitoli pone questioni quali: la giustizia intergenerazionale, dando voce a chi in futuro pagherà l’inazione odierna; la transizione giusta, secondo la quale si può, coprendo i costi sociali, attuare la trasformazione dei modelli di produzione fossile verso la decarbonizzazione; i processi agroecologici, per i quali si possono modificare i modelli di produzione e consumo salvaguardando le biodiversità e la tutela di chi lavora la terra; l’adozione dell’approccio «One health», che riconosce la relazione tra la salute umana, animale e ambientale per affrontare le nuove patologie globali; la trasformazione della finanza, per potenziare la finanza sostenibile con nuovi modelli produttivi e di consumo, con investimenti per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico; il commercio e gli investimenti internazionali, una delle cause dello sfruttamento dei lavoratori e del peggioramento delle condizioni ambientali e sociali; il cambiamento climatico in interazione con i fattori politici, economici e sociali dei paesi di provenienza provoca nuove migrazioni che hanno bisogno di canali sicuri e regolari; il disarmo climatico, che mette al centro i diritti delle comunità e delle persone più marginali, richiede una profonda riconversione del complesso industriale – militare e del modello capitalistico onnivoro; la giustizia climatica, che consenta di esigere politiche e misure concrete a fronte degli impegni presi dai governi a livello internazionale.

L’esperta dell’Ocse Anna Piccinni ha evidenziato la necessità di adottare l’approccio della coerenza delle politiche per valutare gli impatti e quindi cambiare le priorità e i bilanci in modo da avere più efficacia nel raggiungimento degli Sdg. L’Ocse sta accompagnando il governo italiano in questo percorso. Coerenza che l’on. Chiara Braga ha riconosciuto essere poco presente nel dibattito politico italiano, e che dovrebbe essere portata all’attenzione del piano nazionale per la ripresa ora in corso di negoziazione. A sua volta la prof. Filomena Maggino, presidente della cabina di regia Benessere Italia della Presidenza del Consiglio, ha sottolineato come esista una visione comune, che è quella del Bes (benessere equo e sostenibile), che la cabina sta cercando faticosamente di perseguire con le diverse amministrazioni. A loro volta, Federica Fricano, direttrice Affari europei e negoziati per il clima del Ministero dell’Ambiente e la Min. Plen. Tosca Barucco, coordinatrice Clima e Ambiente del Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale, hanno presentato gli impegni del governo italiano in vista della COP26 nel 2021, per una agenda ambiziosa e di successo.

Nel chiudere i lavori e gli interventi dei diversi relatori, scientifici e politici, Massimo Pallottino, co-portavoce di Gcap Italia, ha messo in evidenza il rischio di una divaricazione tra enunciazioni di principio e le politiche concretamente attuate. È necessario ancorare il tema della coerenza ai principi fondamentali dell’Agenda 2030, che ne rappresentano l’elemento realmente trasformativo, migliorando la consapevolezza della forte interazione tra le politiche rivolte all’interno del Paese e quelle rivolte all’esterno, e i loro effetti: per questo è urgente superare la rigida distinzione tra «agenda interna» e «agenda esterna». La dimensione della coerenza può però realizzarsi solo sulla base di scelte concrete, anche nelle modalità di confronto con gli attori sociali: si tratta di rinforzare il ruolo delle istanze esistenti, come il Forum per lo Sviluppo Sostenibile; e valorizzare il contributo di tutti nel percorso di revisione della Strategia per lo Sviluppo Sostenibile. Siamo di fronte a sfide enormi: un rallentamento dei processi di cambiamento climatico in un contesto di lotta alle disuguaglianze richiede scelte forti e condivise, possibili solo con un miglioramento della qualità dell’interlocuzione tra istituzioni e con gli attori sociali.