Anche CELIM era presente al primo forum provinciale di acquacultura che si è tenuto nel fine settimana a Quelimane (Mozambico). L’evento, organizzato dalla provincia della Zambezia in collaborazione con Universidade de Licungo (Quelimane), aveva come tema portante «Aquacultura sustentavel e lucatriva, revolucao urgente» («Acquacultura sostenibile e redditizia, rivoluzione urgente»). CELIM, oltre ad avere un proprio stand è stato uno degli sponsor dell’evento.
L’evento aveva una grande rilevanza perché, oltre ai rappresentanti delle istituzioni (viceministro del ministero delle Acque interne e delle pesca, segretaria di Stato per la provincia, governatore della provincia, sindaco), erano presenti operatori privati (produttori di mangime/avannotti), finanziatori, Ong e ricercatori specializzati nel settore. Lo scopo era quello di discutere delle difficoltà e delle opportunità del settore, presentare le attività esistenti a livello provinciale, ma anche nuove idee progettuali e proposte alla ricerca di finanziatori.
Gli stand erano numerosi, in quello di CELIM era esposto un acquario con avannotti provenienti dall’Unità di produzione di avanotti di Lugela e vario materiale di comunicazione. Da alcuni anni, CELIM è impegnata, attraverso alcuni progetti, a sviluppare la piscicoltura nella provincia mozambicana della Zambezia. Oltre ad aver realizzato le vasche per gli allevamenti, ha promosso la semina di avannotti di tilapia, un pesce di acqua dolce nutriente e robusto. Sono poi stati allestiti centri di essiccazione affinché il pesce possa conservarsi nel tempo ed essere commercializzato sui mercati locali. «Queste attività – spiega Marco Andreoni, responsabile CELIM in Mozambico – permettono ai contadini di godere di entrate suppletive». Questi redditi aggiuntivi permettono ai contadini di far fronte con maggiore serenità ai cali dei raccolti determinati dai cambiamenti climatici.
«Per sopravvivere, i più giovani rischiano di finire nella rete dei movimenti estremisti o della criminalità – conclude Marco -. Chi rimane invece nelle aree rurali finisce, in molti casi, per dedicarsi allo sfruttamento delle risorse naturali che, nelle zone economicamente depresse, rappresentano una maniera facile per generare un reddito immediato. Queste attività non sostenibili per l’ambiente rischiano di accrescere ulteriormente la povertà invece che porvi rimedio».
Il progetto «Giovani resilienti» intende invece promuovere uno sviluppo sostenibile offrendo opportunità formative anche ai ragazzi e alle ragazze, sviluppando attività economiche e coinvolgendo i giovani nella gestione delle risorse naturali e nella mitigazione dei rischi connessi al cambiamento climatico.