Un sacchetto di plastica, un po’ di acqua e dentro un tesoro. Tantissimi piccoli avannotti che, nelle vasche in Zambezia (Mozambico), cresceranno e diventeranno pesci. Buoni da mangiare. Utili da vendere sul mercato per trarne una fonte di profitto per sé e per la propria famiglia. È anche sulla piscicoltura che CELIM ha strutturato «Giovani resilienti», un progetto che mira a formare i ragazzi e le ragazze alla tecnica dell’allevamento dei pesci. Un’attività che può garantire loro entrare aggiuntive e migliorare la loro dieta.

In Africa, secondo quanto riporta il sito specializzato africa24.it, l’aumento costante della popolazione genera una crescente domanda di prodotti ittici da parte del mercato interno africano e le condizioni ambientali consentono di ottimizzare la produzione tutto l’anno. Inoltre, la possibilità di utilizzare ampi spazi, un vasto sistema idrico interno fatto di grandi laghi e fiumi e la disponibilità di manodopera, fanno del continente africano un territorio di grande opportunità di business per il settore ittico.

«La sfida – specifica il sito africa24.it – per i prossimi anni sarà quella di realizzare impianti che possano rispondere alla crescente domanda di pesce allevato, nel rispetto dell’ambiente, proponendo elevati standard igenico-sanitari e di biosicurezza, avvalendosi di attrezzature e impianti il cui grado tecnologico possa ben adattarsi alla realtà del territorio africano».

In questi anni, CELIM ha realizzato 15 stagni nella provincia mozambicana della Zambezia per l’allevamento di tilapia, un pesce di acqua dolce particolarmente resistente. Al tempo stesso sono stati creati essiccatoi per la trasformazione del pescato e avannotterie, dove allevare i pesci prima di immetterli nelle vasche. L’obiettivo è creare opportunità di reddito alternativo per i giovani agricoltori. «L’agricoltura in Africa è stata ed è duramente colpita dai cambiamenti climatici – spiega Marco Andreoni, responsabile CELIM in Mozambico -. Alluvioni, siccità, invasioni di insetti costringono spesso i contadini a fuggire dalle loro terre per cercare fonti di reddito. In questo modo, garantiamo sia un miglioramento della dieta quotidiana dei contadini sia entrate suppletive perché essiccandolo, possono vendere il pesce al mercato. Ma non solo: migliorerà l’emancipazione sociale, valorizzando al contempo il ruolo e le capacità delle lavoratrici».