“Pensavamo di trovarci di fronte a grandi difficoltà, invece siamo di fronte a una situazione che non si può che definire apocalittica”. Così Giulia Longo, operatrice dell’Ong milanese CELIM, descrive il contesto post terremoto in Turchia. “Nevica, fa molto freddo (di notte si toccano punte di -5°), la gente non ha più la casa e non ci sono posti in cui trovare rifugi, le strade sono bloccate  – continua Giulia -. Il dramma è così grande che è difficile da spiegare e, soprattutto da affrontare. Manca tutto: acqua, cibo, vestiti caldi, gas, elettricità. Anche le semplici comunicazioni sono diventate complesse”.

Al momento del terremoto, Giulia, insieme a mons. Paolo Bizzeti, vescovo di Iskenderun, e a John Kan Sadredin, referente della Caritas, erano fuori dalla Turchia. Alla notizia del sisma sono subito rientrati nel Paese. Giulia si è fermata a Istanbul per coordinare gli aiuti. John Kan Sadredin, invece, ha raggiunto Iskenderun. “Per fortuna che eravamo fuori dalla Turchia al momento delle terribili scosse – osserva Giulia -. Questo ci ha permesso di salvarci perché la cattedrale e le abitazioni in cui vivevamo sono andate distrutte. Dopo un viaggio di 48 ore, quando è arrivato in città, John Kan Sadredin si è trovato di fronte a una situazione drammatica. Il sisma ha raso al suolo le case e ha lasciato senza risorse la popolazione che è scampata. I morti sono migliaia”.

Nei primi momenti dopo il sisma la diocesi di Iskenderun ha lasciato aperte le linee del centro di ascolto. In questo modo è stato possibile ricevere  le migliaia di segnalazioni di aiuto della popolazione locale e effettuare un coordinamento con le autorità, in particolare con Afad, la protezione civile turca. “Subito dopo – spiega Giulia che coordina gli aiuti da Istanbul – abbiamo constatato che alcuni nostri magazzini erano rimasti intatti. All’interno c’erano vestiti, coperte, bombole di gas e un po’ di cibo. Li abbiamo distribuiti alla popolazione locale. Contemporaneamente abbiamo allestito un team che sta gestendo l’emergenza individuando le strade migliori per portare nuovi aiuti. Tra ieri e oggi siamo riusciti a far arrivare nel centro di Iskenderun tre camion di aiuti con beni essenziali. Li stiamo distribuendo. C’è una grande necessità di acqua pulita, generatori di elettricità,  gas. Ci stiamo adoperando per farli arrivare”.

Iskenderun è una città al centro di una regione molto povera. Negli anni, si sono concentrati in quest’area migliaia di rifugiati siriani, iracheni, iraniani. Caritas, insieme a CELIM, hanno portato avanti progetti per aiutarli e per sostenere anche i turchi più poveri. “Noi cerchiamo di aiutare tutti – conclude Giulia – a dispetto della loro provenienza e della loro fede. Non facciamo differenza. Ma questo terremoto è stato devastante. Ci troviamo di fronte a un evento drammatico, senza precedenti”.

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Terremotati a lume di candela, le linee elettriche sono saltate
Edifici distrutti a Iskenderun
Edifici distrutti a Iskenderun