«Le scosse di assestamento continuano, ma, dopo la prima fase di grande panico, ora stiamo iniziando a pensare al futuro. Cioè a come organizzare i nostri interventi in una fase di emergenza che durerà molto tempo». Parla così Giulia Longo, volontaria di CELIM e Caritas in Turchia, a un mese dal sisma che ha sconvolto la Turchia meridionale e la Siria, facendo 52.000 morti e 122.000 feriti e costringendo quasi due milioni di persone a vivere in rifugi temporanei. «Il terremoto ha causato una situazione difficile se non drammatica – continua Giulia -. L’emergenza non è finita, dovremo fare i conti con essa per i prossimi anni. Quindi stiamo iniziando a programmare i nostri interventi sul lungo periodo per rispondere alle esigenze abitative, a quelle dell’alimentazione e dell’educazione dei ragazzi». Intanto, però, sul territorio gli interventi si susseguono. Caritas Turchia, con la collaborazione di CELIM, assicura 400 pasti al giorno a Iskenderun e 2.200 ad Antiochia. Sono stati consegnati a 5.500 persone (2.000 famiglie) kit di materiale per la costruzione di tende, ma anche coperte, vestiti, materiale scolastico. A diecimila persone sono stati garantiti materiale igienico e pannolini e a 1.500 persone medicine.

«Per i ragazzi e le ragazze locali – osserva Giulia – l’esigenza di continuare a studiare è primaria. Per questo motivo offriamo loro attività di supporto educativo in spazi della diocesi che non sono crollati e che sono stati messi in sicurezza dopo le scosse principali. Ogni giorno ospitiamo una quarantina di bambini che, seguiti da maestri, continuano l’alfabetizzazione e sono aiutati nei compiti a casa». Prosegue anche l’ospitalità. Una ventina di persone vivono ancora in tende nella diocesi di Iskenderun. A Mersin, fuori dall’area terremotata, sono accolti alcuni sfollati ai quali vengono offerti cibo, vestiti e assistenza educativa per i figli.

«Nelle nostre attività ci siamo coordinati con l’autorità – spiega Giulia -. Interveniamo soprattutto dove le strutture pubbliche non riescono a intervenire. Per esempio, offriamo pasti a un certo numero di famiglie che ci sono state indicate dagli enti pubblici. Anche Caritas Istanbul e Caritas Smirne ci stanno aiutando molto garantendoci materiali, inviandoci personale e accogliendo sfollati».

Di che cosa ha bisogno Caritas in Turchia in questi giorni? «La Turchia è un Paese molto grande e con enormi risorse – conclude Giulia -. Attualmente preferiamo acquistare il materiale che ci serve in loco anche per sostenere l’economia locale. Quindi direi che, per il momento, è meglio non inviare materiale, ma fondi che noi utilizzeremo sul posto. In futuro vedremo quali materiali non possiamo acquisire qui e dovremo far arrivare dall’estero. Ma è una valutazione che riguarderà il futuro».

Assistenza educativa ai ragazzi e alle ragazze terremotati
Assistenza educativa ai ragazzi e alle ragazze terremotati
Uno die rifugi allestiti dopo le scosse del 6 febbraio