I nemici ora sono il caldo e il sovraffollamento. L’arrivo dell’estate per le popolazioni terremotate del Sud della Turchia sarà una nuova, difficile, sfida. “I campi profughi – spiega Giulia Longo, operatrice CELIM della rete Caritas in Turchia – sono posti in zone ampie e, purtroppo, esposte al sole. Per chi vive nelle tende la situazione sta diventando sempre più difficile. A ciò si aggiunge le complessa situazione sanitaria con pochi servizi igienici e impianti idraulici non sufficienti a garantire acqua pulita e abbondante per tutti. Per bambini, anziani, disabili non è facile vivere in queste condizioni”.
Le soluzioni abitative sono altrettanto complesse. Le autorità hanno demolito le strutture pubbliche, ma non ancora quelle civili. Molti palazzi danneggiati sono ancora in piedi e pericolanti. Nella sola provincia di Atay il 42% degli edifici è danneggiato e solo il 40% è agibile. Trovare casa per gli sfollati non è quindi semplice. “Se pensiamo che il terremoto ha colpito più di tre milioni di persone – continua Giulia – ci rendiamo conto quanto sia difficile trovare abitazioni stabili e sicure per tutti. Per cercare sicurezza e condizioni di vita più accettabili, molte persone hanno realizzato campi informali fuori dai campi ufficiali. Sono però strutture che mancano di tutto. Se poi aggiungiamo che la terra trema ancora, allora capiamo quanto sia precaria la situazione”.
In questo contesto, Caritas, insieme a CELIM, sta continuando l’opera di distribuzione di materiale essenziale alla vita delle popolazioni terremotate. ” Oltre al cibo – conclude Giulia – distribuiamo kit igienici, materiale per rispondere all’emergenza caldo (ventilatori, frigoriferi, vestiti per l’estate). Lavoriamo sia nei campi formali sia in quelli informali. Sono attività ad ampio raggio con un occhio attento alle minoranze e alle persone discriminate. L’emergenza è quindi ancora viva. Aiutateci ancora”.