Per comporre una biografia lunga 70 anni il CELIM sta adottando il metodo di un esploratore, al fine di filtrare ogni frangente, ogni vissuto, e poi finalmente riuscire a consolidare stagioni di storie, racconti e memorie. In misura minore, a Mattia e a me, guardando alla nostra più piccola storia di servizio in Africa, pensando al nostro primo approccio, ormai 15 anni fa, torna in mente il CELIM e il volo che, con il servizio civile universale, ci ha portati in Mozambico.

Ricordiamo quanto l’emozione dell’impatto sia stata forte; appena scesi dall’aereo lo spessore dell’esperienza che stavamo per iniziare ci ha inondati: calore, umidità, odori, suoni sono arrivati al cuore tutti insieme. Da Maputo siamo passati subito ad Inhambane in un bellissimo viaggio via terra che ci ha portati sulla baia: io sarei stata da una parte, a Maxixe e il mio futuro marito dall’altra, a Inhambane.

Dopo ogni giorno passato a visitare comunità rurali, a lavorare con donne e bambini su tecniche di sicurezza alimentare e salute nutrizionale infantile, l’ora più dolce ci spingeva su una barca per arrivare dall’altra sponda per l’incontro con il proprio compagno. La piccola casa che ci accoglieva era come il nostro servizio: essenziale, discreto, semplice. Ed è stata la cornice dei giorni tra più felici della nostra vita, in cui l’impegno nel lavoro e nelle relazioni, sia di coppia che di comunità, è stata poi la traccia che abbiamo voluto seguire nelle altre nostre esperienze di vita e di lavoro.

Il CELIM ci ha insegnato, sin da giovanissimi, che ciò che conta nel lavoro della cooperazione sono sì una professionalità ed una assistenza tecnica impeccabile, ma anche e soprattutto la capacità di tessere relazioni. Il contatto umano con i beneficiari era ogni giorno ricchissimo e vivace: con loro si intonava un canto per chiamare a raccolta il villaggio, con loro si preparava il fuoco e si cucinavano insieme ricette ad alto contenuto nutritivo per bambini con carenze alimentari, con loro si trasportavano in teatro e sorrisi i contenuti da insegnare. Difficile dire chi abbia imparato di più, impossibile dimenticare il calore delle donne del progetto e la cura verso ognuno di quei bimbi. L’incanto di quell’anno di servizio civile ci ha plasmati, come lavoratori e come coppia, ed il ricordo ci culla ancora, come barche sulla baia al tramonto.

Chiara Scaraggi e Mattia Grandi
Mozambico