Ho conosciuto CELIM nel 1980. Si respirava aria di Azione Cattolica e quindi di impegno a testimoniare con il proprio vissuto (azione) l’universalità della relazione tra tutti gli uomini (cattolica).

Sono partita con un piccolo progetto socio-sanitario in cui vedevo sostanzialmente l’opportunità di dare un aiuto (era ciò che già facevo come infermiera). Ben presto, nonostante i corsi di preparazione fatti, mi resi conto che per inserirsi in una realtà nuova non bastano la competenza e il buon cuore, serve ascolto attento e umile per essere accolti e condividere un pezzo di strada, imparando e insegnando.

La relazione fu il passaggio più faticoso. Imparare la lingua, ma soprattutto imparare il linguaggio. Una lingua, per di più povera di vocaboli come il sango, può essere facile, ma le stesse parole non sempre hanno lo stesso significato che esprime il linguaggio,

Una relazione sana può nascere solo da pari dignità e onestà tra le persone. Desiderare e sperimentare l’incontro tra diversità culturali senza pregiudizi è difficilissimo, ma credo sia l’unica possibilità che abbiamo per creare relazioni costruttive o il meno distruttive possibile.

Una amica africana mi invitò ad andare a trovarla e io risposi che preferivo mandare i soldi del viaggio per qualcosa di utile al villaggio. La sua risposta fu che l’amicizia vale molto di più e comunque mi mandò, tramite un missionario, due uova.

Auguro buon compleanno al Celim e la forza di credere che valga sempre la pena impegnarsi nella costruzione di relazioni di fiducia e collaborazione in casa e fuori casa.

Mina Castellazzi
Centrafrica