Sono passati più di sei mesi da quando, il 6 febbraio, due terremoti hanno devastato la Turchia meridionale e la Siria nordoccidentale. Fin dal primo giorno del terremoto, la rete Caritas, supportata anche da CELIM, ha lavorato per portare soccorso alle vittime del terremoto. Secondo una recente dichiarazione del ministero dell’Interno turco, il sisma ha provocato 57.700 vittime accertate, 50.500 in Turchia e 7.259 in Siria, e 121.000 feriti. La provincia di Hatay è quella che ha registrato il numero maggiore di vittime con 50.783 morti, tra i quali 7.302 migranti.

In questi mesi, l’intervento della rete Caritas, con il sostegno di CELIM, è stato vasto. In sei mesi, sono state aiutate 14.569 persone, sono stati consegnati 3.097 pacchi alimentari, 2.187 kit per bambini, 4.140 kit igienici e 694 voucher per acquisti nei negozi locali. La situazione sul terreno, secondo le testimonianze sul campo, rimane però difficile. L’estate ha fatto aumentare vertiginosamente le temperature nel Sud della Turchia. Ciò ha colpito duramente le migliaia di persone che vivono ancora in insediamenti temporanei come tende e container. “Questo contesto, già precario, è peggiorato a causa di numerosi incidenti – spiegano i responsabili della rete Caritas -. A luglio, per esempio, si è verificato un incendio in una tendopoli situata nella provincia di Hatay: 50 delle 87 tende fornite dall’Afad, la Protezione civile turca, sono state distrutte insieme agli averi delle persone che vi si erano rifugiate”.

Secondo quanto riporta il personale di Caritas Anatolia, il governo sta inoltre smantellando i grandi campi informali e trasferendo le persone in quelli formali. Questo processo sarà completato nei prossimi giorni. Il piano è quello di consolidare gli insediamenti informali e spostare le persone verso quelli formali, non attraverso il trasferimento forzato, per migliorare l’efficienza della risposta alle emergenze. “Inevitabilmente – spiega Samir al-Omari, operatore di Caritas Anatolia -, questa situazione sta aumentando il senso di insicurezza già esistente. Inoltre, alle persone che non risiedono legalmente nel Paese viene negato l’insediamento nei campi formali e sono quindi costrette a vivere in rifugi temporanei e informali”. Lo stesso Samir, un ragazzo di origine italo-giordana, è stato vittima del terremoto ma, anche se avrebbe potuto tornare a casa, ha deciso di restare. Queste le parole di Samir, un giovane ragazzo italo-giordano, da poco operatore della Caritas.

“La maggior parte della gente che supportiamo – spiega – non ha una casa nella quale tornare. Molti sono siriani che sono fuggiti dal loro Paese per cercare rifugio dalla guerra che, da anni, insanguina il loro Paese. A febbraio si sono trovati in questa drammatica situazione causata dal sisma e molti progettano di recarsi all’estero verso terre più sicure. Da parte nostra continueremo a sostenere chiunque abbia bisogno di aiuto”.

Un anziano che ha ricevuto cibo grazie all'intervento dei volontari della rete Caritas, con il supporto di CELIM
La consegna di cibo
Lezioni scolastiche per i più piccoli
La distribuzione di pasti caldi
Un uomo di protegge dalla pioggia con mezzi di fortuna