Agnese Stracquadanio, collaboratrice di CELIM in Libano, ha scritto questo articolo dal titolo “Sul confine volatile: viaggio nella cittadina di Chebaa”, villaggio a un passo da quei territori da sempre contesi  tra Libano e Israele e oggetto della cronaca più recente. Si parla di confini, della missione delle Nazioni Unite e delle prime vittime civili al sud di un Paese il cui destino è pericolosamente intrecciato a quello di coloro che abitano al di là delle montagne.

Chebaa è una cittadina di montagna a sud del Libano, non lontano dal confine, in una zona dove i confini di Libano, Israele e Siria si incrociano, si accavallano, litigano. Una serie di tornanti la separano dai villaggi vicini. Le strade sono strette e le case tutte attaccate. Le montagne intorno sono spoglie. Molti di quei picchi non sono già più Libano.

Dall’altra parte, ci sono territori i cui confini non valgono per tutti. Ci sono le Alture del Golan, territori montuosi contesi tra Siria e Israele, particolarmente importanti per la presenza di terreno fertile e falde acquifere, e le Chebaa Farms, un’area rivendicata dal Libano e occupata dal Israele dal 1981, quando il parlamento israeliano approvò la legge che annetteva allo Stato di Israele le aree contese.

A Chebaa, la vita lenta da paesino di montagna si mescola alla tensione di un confine volatile. Dal 2022 CELIM opera a Chebaa attraverso progetti di gestione dei rifiuti al fine di migliorare, in collaborazione con la municipalità, le condizioni della discarica a cielo aperto alle porte del paese e limitarne l’impatto ambientale.

Proprio per la sua posizione la cittadina è anche tra gli ultimi villaggi libanesi che ricadono all’interno della zona d’intervento della missione delle Nazioni Unite, UNIFIL (United Nations Interim Forces in Lebanon). Poco distante da lì, la Linea Blu separa il Libano da Israele correndo lungo i 120 km di confine. Da Naqoura, a sud-ovest del Paese, fino a Chebaa a sud-est.

La missione di peacekeeping è stata stabilita nel 1978 e il mandato viene rinnovato annualmente per agire da cuscinetto tra un lato e l’altro del confine, scongiurando che gli scontri del passato, come quelli che nel 2006 diedero avvio a una vera e propria guerra durata 34 giorni, si ripresentino sotto forma di nuove escalation.

I caschi blu coinvolti sul territorio sono quasi 10mila, provenienti da 49 Paesi, con il contingente italiano, tra i più estesi, che conta più di mille peacekeeper. Negli anni, le forze dell’UNIFIL non sono sempre riuscite ad azzerare gli scontri tra Hezbollah, gruppo armato e partito sciita libanese, principale attore nel sud del Paese e particolarmente attivo nel monitoraggio dei confini, e Israele, ma agiscono da deterrente in grado di dialogare tra le due parti.

Dall’inizio della guerra tra Hamas e Israele, la tensione in tutta la zona di confine e sulle Chebaa Farms è salita. Hezbollah, allineato sulle posizioni di Hamas ha, infatti, più volte sottolineato di non essere neutrale in questa guerra e la sua influenza nel sud del Libano potrebbe aprire un nuovo fronte, partendo proprio da quei territori contesi alle porte di Chebaa.

I primi colpi partiti da Hezbollah all’indomani dell’attacco di Hamas, miravano proprio alle postazioni militari israeliane delle Chebaa Farms. “Il villaggio si è svuotato, molti libanesi o siriani che vivono a Chebaa sono andati via”, dice un residente rimasto nel paese. Negli scorsi giorni, infatti, lo scambio di colpi tra Hezbollah e le forze israeliane si è intensificato interessando diversi punti del confine.

Seppur circoscritti, i bombardamenti hanno prodotto anche vittime, non solo tra le file dei militari o miliziani impegnati sui due lati del confine, ma anche tra i civili. Persone che con il conflitto non avevano nulla a che fare: una coppia di anziani – “martiri” come li ha definiti il sindaco di Chebaa, Mohamad Ahmad Saab – che hanno perso la vita a causa di un bombardamento israeliano che ha colpito la loro casa alla periferia del paese, e Issam Abdallah, 37enne giornalista Reuters impegnato a coprire gli scontri sul confine quando un missile israeliano ha colpito la zona da cui lui e molti colleghi operavano, provocando anche diversi feriti.

Come spiega il sindaco, la vita nel paese e le attività della municipalità, continuano nonostante la tensione, anche se a ritmo ridotto. Molti degli impiegati comunali hanno preferito spostarsi verso zone più sicure. “Chi è rimasto ha paura di muoversi a causa dei bombardamenti che di tanto in tanto si verificano – conclude – siamo cauti, ma c’è paura”.

In questo contesto, il personale di CELIM, di solito impegnato nella zona, continua a lavorare dalla sede di Beirut, ed è in costante contatto con il personale libanese residente in diverse aree del sud, non direttamente interessate dalle tensioni.

Vista della cittadina di Chebaa, sud del Libano (Agnese Stracquadanio, 2022)
Vicolo della cittadina di Chebaa, a sud del Libano (Agnese Stracquadanio, 2022)
Una postazione israeliana visibile da Chebaa, sud del Libano (Agnese Stracquadanio, 2022)
Mappa dell’area di intervento della missione Unifil, a sud del Libano (sito Unifil)