L’intervista di Virginia Antonelli e Alessia Minieri a Henry Harry Lungu, ex detenuto in Zambia e tra i beneficiari del nostro progetto “Donne e bambini dietro le sbarre – Garantire i diritti umani dentro le carceri in Zambia.

Henry Harry Lungu è un giovane 29enne di bell’aspetto e con un sorriso genuino. Quando ci incontriamo indossa una maglietta su cui spicca la scritta “Clear eyes, full hearts, can’t lose”: frase, questa, che riassume perfettamente la storia che stiamo per raccontarvi.

Henry ha trascorso gli ultimi quattro anni nella prigione di Livingstone, in Zambia. Il suo reato? Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’abbiamo intervistato fuori dal carcere di Mazabuka, dove adesso vive da uomo libero vicino alla sua famiglia.

Ciao Henry, puoi raccontarci la tua storia?

Quattro anni fa sono stato arrestato a Livingstone per violenza politica, nonostante non fossi coinvolto in alcun modo. Di fatto sono stato arrestato e portato in carcere per circostanze e fatti che non avevo commesso. Quel giorno gironzolavo tranquillo, non lontano da dove si stava svolgendo una manifestazione politica. Proprio in quel momento, alcuni manifestanti hanno cominciato ad usare la violenza e un politico è rimasto ucciso. Il governo aveva bisogno di trovare il colpevole e hanno preso me, dal momento che non ero nessuno. Sono stato solo il capro espiatorio.

A quanti anni sei stato condannato?

Ho trascorso quattro anni in prigione prima che la Corte mi condannasse a 6 anni di detenzione. Tuttavia, la Corte ha deciso di ridurre la mia pena del 25% per buona condotta, cosicché mi sono stati detratti due anni di detenzione e sono stato rilasciato subito dopo il giudizio. Mentre ero in carcere in attesa del processo ho dovuto vendere la mia unica casa per pagarmi le spese legali. La mia famiglia mi ha sostenuto, ma nessuno dei miei parenti aveva denaro per aiutarmi economicamente.

Come sei sopravvissuto durante quel periodo?

Mentre ero in prigione ho deciso di seguire dei corsi di formazione per diventare peer educator. Insegnare ai miei compagni di cella era qualcosa che mi piaceva davvero e mi aiutava a tenermi occupato. Ho lavorato anche come assistente sociale durante corsi di formazione sull’HIV promossi da CELIM, fornendo supporto in educazione sanitaria a molti detenuti.

Come ti ha aiutato CELIM?

Grazie all’intervento di CELIM nelle carceri zambiane – compreso il centro detentivo di Livingstone, dove stavo scontando la mia condanna – ai detenuti è stata data l’opportunità di frequentare corsi di formazione professionale ed accademica. Pertanto, ho colto al volo la possibilità di iniziare a frequentare corsi professionali in Agricoltura Generale. In seguito, ho sostenuto gli esami finali dal livello 3 al livello 1, passandoli tutti. È stata CELIM a pagare le mie tasse d’iscrizione agli esami.

Cosa fai oggi?

Adesso sono un orgoglioso agricoltore. Ho comprato un piccolo appezzamento di terreno e l’anno scorso ho cominciato a piantare il mais. Sto ancora faticando per trovare i soldi necessari ad installare un sistema di irrigazione e comprare strumenti e sementi per migliore la produzione agricola, ma spero di essere in grado di farlo non appena venderò il raccolto. Nonostante la mia attività come agricoltore, continuo a guardarmi intorno alla ricerca di nuove opportunità di lavoro. Sono pronto a lavorare sodo e a guadagnarmi da vivere.

Come ti senti oggi dopo tutto quello che hai passato?

Dopo il rilascio ero davvero contento di essere di nuovo fuori, nel mondo esterno, perché è meglio perdere tutto ma essere liberi. Sto ancora cercando però di ottenere la giustizia che merito, perché voglio che il governo dello Zambia riconosca pienamente la mia innocenza. Questa è la ragione per cui ho fatto appello alla Suprema Corte, ma sto ancora aspettando che riconoscano il loro errore giudiziario.