Pulito, facilmente producibile, rinnovabile: il biogas è una delle fonti alternative più utilizzate per la produzione di energia. La sua disponibilità ha fatto sì che, negli anni, si sia lentamente diffuso in tutto il continente africano.
Ma che cos’è il biogas? È il frutto della degradazione, di varie sostanze organiche (feci umane, letame, alcune piante) a opera di numerosi batteri. Possiede un alto potere calorifico e può essere convertito in elettricità e in calore. Il suo utilizzo permette di evitare il ricorso alla legna e agli idrocarburi per produrre elettricità, per riscaldare e per cucinare. Quindi permette di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni dannose nell’atmosfera. Inoltre, il residuo della fermentazione, il digestato, è un materiale liquido, completamente inodore e ad altissimo valore agronomico, con caratteristiche migliorative rispetto al materiale di partenza.
In Kenya, secondo i dati forniti dal Kenya Biogas Program, nel 2018 esistevano 17.134 impianti che utilizzavano 286.981 tonnellate di biomasse. Grazie a questi impianti sono state ridotte le emissioni di CO2 di 279.300 tonnellate e si è evitata la deforestazione di 23.042 ettari.
Le potenzialità sono però enormi. Sempre secondo il Kenya Biogas Program, potenzialmente potrebbero essere costruiti tre milioni di piccoli impianti che servirebbero 18 milioni di persone, ridurrebbero le emissioni di 12 milioni di tonnellate di CO2 e la deforestazione di un milione di ettari.
CELIM crede nello sviluppo di questo settore. Proprio in Kenya ha lanciato, insieme alla Caritas, un progetto che prevede la creazione di cinque centri lattiero-caseari e un percorso di formazione per i suoi membri. In questo contesto, si sta avviando anche la produzione di energia pulita e rinnovabile, incentivando l’utilizzo di biogas. Gli impianti per la produzione sono vasconi di cemento armato coperti da un telo isolante nei quali sono raccolti i rifiuti reflui, le deiezioni animali, gli scarti dell’industria. All’apice di queste vasche si preleva il biogas.
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