In Africa l’autismo è una sorta di oggetto misterioso. Mancano le risorse per affrontarlo. Mancano le strutture. Manca il sostegno della comunità. Manca la stessa conoscenza di questo disturbo. Così, spesso, le cause di questa malattia neurologica vengono attribuite al soprannaturale. Da un sondaggio fatto in Nigeria è emerso che il 40% degli infermieri intervistati hanno citato spiriti ancestrali, nemici, il peccato o il diavolo come le ragioni dell’autismo. Questi atteggiamenti significano che l’aiuto per i malati viene spesso ricercato nei guaritori tradizionali o nei leader religiosi, piuttosto che da una clinica medica o da un professionista, aumentando l’incidenza delle diagnosi tardive.

Stigma ed esclusione

Se in Europa e in Nord America, l’autismo viene diagnosticato tra i 18 mesi e i 3 anni del bambini, consentendo ai piccoli di ottenere un intervento precoce ed efficace, in Africa la diagnosi è tra i 6 e gli 8 anni, talvolta i bambini non sono diagnosticati fino alla loro adolescenza. Senza accesso a interventi precoci, i bambini rimangono ai margini della società. Due dei sei studi sull’autismo in Africa svolti in Nigeria, Tunisia, Kenya e Tanzania e pubblicati tra il 1982 e il 2010, hanno riportato che in media del 61% dei bambini autistici in Africa non riesce a parlare, contro circa il 25% negli Stati Uniti. Le famiglie, timorose dello stigma sociale che grava su questa malattia, rinchiudono o nascondono in casa i ragazzi e le ragazze affette da questa patologia. Condannandoli così a una vita di emarginazione e di sofferenza.

«L’attenzione internazionale è essenziale per affrontare lo stigma, la mancanza di consapevolezza e le strutture di supporto inadeguate quando si parla di autismo globale – ha detto Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite -. Bisogna esortare le organizzazioni e i ricercatori a dedicare più tempo all’indagine sull’autismo e a curarlo in tutto il mondo».

Integrazione

CELIM è fortemente impegnata su questo fronte. Attraverso il progetto Disability, si lavora in Zambia per promuovere l’inclusione educativa, sociale ed economica di ragazzi e adulti affetti da diversi handicap, tra i quali alcuni autistici. L’obiettivo è garantire a tutti l’accesso ad un’istruzione di qualità grazie a migliori strutture scolastiche e insegnanti più preparati. Oltre all’istruzione, il progetto agisce anche in ambito lavorativo per promuovere l’integrazione nella società zambiana. L’obiettivo principale è quello di ridurre i pregiudizi e le discriminazioni. Per questo si lavorerà anche insieme alle famiglie e ai leader della comunità.

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