La riconciliazione tra vittima e colpevole è possibile. Non è semplice, ma è possibile. Lo testimonia una vicenda (che ha dei tratti curiosi) di cui gli operatori di CELIM sono stati testimoni in Zambia nell’ambito del progetto «La seconda occasione. – Reintegro degli ex detenuti in Zambia».

Il violento John

John (il nome è di fantasia) era stato arrestato per aver più volte percosso la madre. Il giudice lo aveva condannato a otto mesi di carcere. «Quando lo abbiamo incontrato – spiegano i volontari di CELIM – ha più volte espresso la volontà di chiedere perdono alla mamma perché aveva compreso le ragioni che lo avevano portato a compiere quei gesti. Abbiamo così deciso di contattare la donna e di proporle un percorso di riconciliazione».

La mamma però è stata fredda. Si è detta contenta del fatto che il figlio si fosse rimesso a frequentare corsi di carpenteria, ma non si è detta disponibile a incontrarlo nuovamente. Troppe erano le sofferenze fisiche e psicologiche che aveva subito. Incontrare nuovamente John le avrebbe riaperto ferite che considerava cicatrizzate.

Poi la svolta. John ha comunicato ai volontari CELIM che sua madre aveva accettato di incontrarlo e che aveva fissato un appuntamento in carcere. I funzionari del carcere erano preoccupati. Il giovane aveva mostrato più volte l’aggressività nei confronti della donna e temevano potessero esserci nuovi problemi.

Sortilegio

Dopo alcuni incontri con i volontari CELIM, il giovane si è sfogato. Ha raccontato che quando picchiava la madre non lo faceva volontariamente, ma era in preda a un sortilegio. Un suo amico, che era diventato ricco grazie a incantesimi e pratiche segrete, gli aveva promesso che, pagando una somma elevata e assumendo una pozione, anch’egli sarebbe diventato ricco. La ricchezza sarebbe però arrivata dopo aver picchiato la madre. Così John, dopo aver preso con la pozione e aver bevuto birra, ha malmenato la donna. «Ora, però, si è reso conto dell’errore – osservano i volontari -. Ha promesso che non frequenterà più l’amico e che non alzerà più le mani contro la mamma».

La stessa madre ha ammesso che il figlio ha iniziato a comportarsi in modo strano dal momento in cui ha incontrato l’uomo d’affari, noto per le sue strane pratiche. «La donna – concludono i volontari di CELIM – ha lodato le buone opere che il nostro progetto sta mettendo in campo e ha chiesto di continuare a lavorare per il reinserimento dei detenuti nella società. Passando anche attraverso la riconciliazione con le vittime dei loro reati».

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