L’odio viaggia sui social e le prime vittime sono i più giovani. Come fermare questo flusso negativo? Come evitare che i ragazzi ne vengano influenzati? CELIM ha deciso di scendere in campo e in questa settimana, nella quale si celebrano a livello mondiale i diritti dell’infanzia, ha lanciato una serie di iniziative per formare i ragazzi.

«Le Nazioni Unite – spiegano i responsabili della Ong – hanno lanciato alcune indicazioni che raccomandano il rispetto dei diritti dei più piccoli e chiedono di lavorare per eliminare ogni forma di discriminazione. Abbiamo così deciso di impegnarci contro quell’odiosa forma di discriminazione che è l’hate speach sui social network».

Nelle scuole medie milanesi Gramsci, Gabbro e Gemelli, istituti nei quali CELIM lavora da tempo, sono stati coinvolti gli studenti mettendoli di fronte a ciò che accade sul Web. Per coinvolgerli, i responsabili di CELIM, pongono loro alcune domande-guida: che cosa penso del linguaggio dell’odio, conosco e utilizzo i social network, che cosa penso di questi ultimi. Il secondo passo è quello di coinvolgerli in piccole attività con l’intento di discutere delle esperienze vissute.

«È un modo per coinvolgere i ragazzi nel tema dei discorsi di odio – osservano i responsabili CELIM -, un fenomeno che rischia di travolgerli. Come organizzazione siamo già impegnati a combattere i discorsi e gli atteggiamenti di odio veicolati attraverso lo sport partecipando a un progetto specifico che coinvolge cinque scuole milanesi, attraverso percorsi formativi ad hoc, e nelle società sportive, con sessioni educative per prevenire l’hate speech e le sue conseguenze».