Non hanno alcuna colpa, ma sono in carcere. Loro malgrado. Sono i Circumstantial Children, i figli piccoli delle donne carcerate. Non hanno commesso reati, ma sono ugualmente costretti a vivere in cella per seguire le madri. Nel 2018, nelle prigioni zambiane erano una settantina, alcuni di essi devono vivere con la mamma perché sono ancora in fase di allattamento, altri perché non c’è nessuno della famiglia che può prendersi cura di loro.
Proprio nei penitenziari zambiani, CELIM, nell’ambito del progetto «La seconda occasione. Reintegro degli ex detenuti in Zambia», ha varato una serie di interventi di assistenza a favore delle madri-detenute e dei loro figli.
In Zambia, il regolamento carcerario non prevede alcunché per il benessere dei minori. Ad esempio, non viene fornito cibo extra per i bambini e gli stessi bambini devono condividere la razione alimentare della madre. Ma oltre alle necessità alimentare, i bambini hanno bisogno di educazione, svago e di alloggi accoglienti. Tutte cose semplici, ma che a loro sono negate
«La questione dei bambini – osservano i responsabili di CELIM Zambia – è preoccupante anche perché crescere in prigione può essere dannoso per lo sviluppo sociale di un bambino. Le norme vigenti lasciano che qualsiasi intervento a favore dei bambini sia a discrezione del funzionario responsabile del carcere, che spesso dipende da un aiuto esterno».
CELIM ha così deciso di intervenire portando aiuti alle donne e ai bambini. In particolare alle donne incinte e ai loro figli che non ricevono trattamenti né nutrienti adeguati alla loro condizione.