Il junk food sta aggredendo lo Zambia. Al momento solo le città, ma il rischio è che si diffonda anche nelle aree rurali, favorito dai bassi prezzi. CELIM lavora per invertire questa tendenza e tornare alle diete tradizionali.

L’allarme sulla cattiva alimentazione è stato lanciato dal World Food Program (Wfp). Da una ricerca del 2017 risulta che il 62% delle famiglie di Lusaka frequentano «alcuni giorni ogni settimana» i fast food consumando pollo fritto o salsiccia e patatine, nonché la pizza). In molte famiglie, soprattutto le più povere, si è diffusa anche l’abitudine di consumare spuntini a base di pane, focaccine, frittelle, biscotti e patatine fritte di mais. Alimenti iperproteici e ipercalorici che segnano una chiara tendenza verso un’alimentazione sbilanciata.

Quindi tutto è perduto? No, non ancora. Un’altra ricerca, sempre del Wfp, ha rilevato come in Zambia in media la frutta sia consumata in media due giorni alla settimana e le verdure sei giorni a settimana. Tra le famiglie più e meno abbienti, però la differenza è grande. La frutta viene consumata quotidianamente dal 27% delle famiglie più ricche, ma solo dal 6% delle famiglie più povere (in gran parte agrumi e frutta prodotta localmente). Meno marcata la differenza in materia di consumo di verdure: il 64% delle persone più povere e il 71% delle più ricche le mangia ogni giorno.

Per diffondere una cultura che guardi all’alimentazione come a un presidio per migliorare la salute delle persone, CELIM ha organizzato una serie di incontri nelle scuole per diffondere il consumo di frutta e verdura tra i ragazzi e per insegnare loro le tecniche di conservazione. Incontri allegri che, in uno stile schiettamente africano, diffondono informazioni anche attraverso il canto e la danza. Come testimonia il video che pubblichiamo qui sopra.

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