Montagne di cibo ogni anno vengono sprecati. Alimenti buoni che potrebbero sfamare milioni di persone. A denunciarlo la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupano dell’alimentazione e dell’agricoltura. Un fenomeno drammatico che richiede un lavoro lungo, soprattutto in campo educativo. E proprio in questo contesto si muove CELIM che, attraverso il progetto «Green School», è impegnata a diffondere nelle scuole di buone pratiche, conoscenze, competenze e attitudini orientate allo sviluppo sostenibile.

Cibo nella spazzatura

Ma andiamo con ordine. Secondo un recente studio della Fao, ogni anno, nel mondo, vengono sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo di cui l’80% ancora consumabile. Di questo miliardo, 222 milioni vengono sprecati nei Paesi industrializzati. Una quantità quest’ultima che, da sola, sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Subsahariana. Uno spreco inaccettabile soprattutto se si considera che nel mondo milioni di persone soffrono la fame e che tutto il cibo sprecato basterebbe a sfamare circa due miliardi di persone al mondo.

In Europa si sprecano, in media, circa 180 kg di cibo pro-capite all’anno. Il triste primato dello spreco è rappresentato dall’Olanda con 579 kg pro-capite l’anno, mentre il Paese più virtuoso risulta essere la Grecia con i suoi 44 kg pro-capite l’anno. Con i suoi 149 kg pro-capite l’anno, l’Italia si piazza a metà strada tra i due esempi citati, complice la crisi economica globale che sembra aver ridotto lo spreco alimentare addirittura del 57% spingendo gli italiani ad approcciare alla spesa in modo più razionale e oculato.

Tra i prodotti più sprecati, si trovano i prodotti ortofrutticoli (17%), pesce (15%), pasta e pane (28%) uova (29%) carne (30%) e latticini (32%). Tradotto in termini di costi abbiamo una perdita di circa 450 euro l’anno a famiglia.

Ripartire dai ragazzi

Nell’ambito di «Green School», CELIM lavora in una decina di scuole di Milano e Lombardia per creare una nuova sensibilità ambientale affrontando temi quali risparmio energetico, riduzione dei rifiuti, mobilità sostenibile, rispetto della natura e della biodiversità, risparmio idrico.

Tra questi anche il controllo dello spreco alimentare. «Proponiamo – spiega Silvia Ielmini di CELIM Scuola – percorsi che approfondiscono i risvolti ambientali del rapporto tra il Nord e il Sud del mondo analizzando come essi influiscono anche sull’ecosistema. Il coinvolgimento delle scuole prevede un’analisi delle pratiche di sostenibilità ambientale già presenti e sperimentate, la programmazione delle attività specifiche e la realizzazione delle buone pratiche con il coinvolgimento attivo di alunni, docenti e personale non docente. Questi insegnamenti verranno poi portati sul territorio per sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza locale».

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