Un anno fa l’Africa australe veniva travolta dal ciclone Idai. Venti fino a 200 km/h spazzavano Malawi, Mozambico e Zimbabwe. La tempesta ha distrutto tutto ciò che ha incontrato: abitazioni, edifici pubblici, strutture sanitarie, magazzini, piccole officine, campi coltivati, sistemi idrici e impianti dell’energia elettrica. Le popolazioni colpite sono rimaste senza cibo e acqua potabile. Provate dalla fame e dalla sete hanno sperimentato anche il colera e e numerose malattie legate all’igiene precaria.

Il bilancio finale parla di un migliaio di morti (ma probabilmente sono stati di più), decine di migliaia di sfollati e un sistema economico, soprattutto il settore agricolo, da ricostruire.

«È stato un anno molto difficile per le comunità con cui lavoriamo, purtroppo molto esposte ai cambiamenti climatici estremi e alle catastrofi naturali come questa – spiega Mauro Vigo, cooperante Celim in Mozambico -. A causa delle inondazioni, gli agricoltori hanno perso gran parte delle sementi da usare per la campagna agricola dell’anno successivo. Senza alcun sostegno, non è ipotizzabile una ripresa del settore».

Proprio per sostenere la ripresa dell’agricoltura, CELIM ha deciso, nell’ambito del progetto «Resistere al cambiamento climatico – Lotta a siccità e inondazioni in Mozambico», di distribuire kit di sementi alle famiglie danneggiate dal ciclone. Famiglie scelte fra le più bisognose, il 50% con capofamiglia una donna.

In breve tempo sono stati consegnati 1.425 kit a cinque comunità del distretto di Morrumbala. Ogni kit conteneva 10 kg di sementi di mais, 5 kg di riso, 3 kg di fagiolo buer, 3 kg di fagiolo volgare, 3 kg di dagiolo nhemba, 3 kg di sorgo.

«Sul terreno – continua Vigo -, la distribuzione è stata effettuata dal partner locale, l’Unione provinciale dei contadini della Zambezia, con l’assenso dell’amministrazione locale e della Segreteria sviluppo attività economiche. Il nostro è un contributo per sostenere la difficile ripresa dopo un evento catastrofico. È un modo per stare vicino alla gente. Ed evitare così che la povertà si trasformi in miseria».

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