Mutafela vuole solo iniziare una nuova vita. Una vita il più possibile serena con i suoi figli. Una piccola attività. La scuola per i piccoli. Nessun affanno per trovare da mangiare per la famiglia. Ma, soprattutto, mettersi alle spalle una storia di violenza e degrado che, suo malgrado, le sono costati il carcere. CELIM sarà al suo fianco attraverso «La seconda occasione. Reintegro degli ex detenuti in Zambia», progetto che mira al reinserimento dei carcerati che hanno scontato la pena.

Una vita di sopraffazioni

La storia di Mutafela è sinonimo di un degrado che sfocia nella violenza e nella sopraffazione. Come molte sue coetanee, anche lei è costretta a sposarsi con un uomo che non conosce e che l’ha comperata dal padre. Quell’uomo si rivela un violento che la picchia e abusa di lei (spesso insieme ai parenti). Mutafela cerca di fuggire tornando dal padre, ma quest’ultimo la riconsegna al marito. Oltre ad abusare di lei, il marito è un inetto che non riesce a occuparsi della famiglia. Stanca di questa vita, Mutafela inizia a coltivare un appezzamento di terra vicino al villaggio del padre. Gli ortaggi le danno quel poco per vivere insieme ai figli che, nel frattempo, sono nati.

Un giorno suo marito la segue nell’orto. È ubriaco, molto ubriaco. La accusa di essere andata con altri uomini e inizia a picchiarla. Per difendersi, la ragazza spinge il marito e fugge. Il marito cade e si ferisce con una zappa che si trovava a terra. Mutafela chiama aiuto. L’uomo viene portato in ospedale e la sua ferita suturata.

Due settimane dopo, improvvisamente i marito inizia ad avere allucinazioni e poco dopo muore. I suoi parenti accusano la donna di aver ucciso il marito e la denunciano. I giudici la condannano a 5 anni di prigione e danno in affidamento il più piccolo dei figli.

Dopo il carcere, la rinascita

In carcere inizia a realizzare e a vendere tappetini per porte e prende parte a una formazione su temi imprenditoriali. Così quando nel 2019 viene rilasciata, con i soldi risparmiati acquista materiale e si mette a produrre tappetini per mantenere sé, in suoi figli e i suoi parenti. Viaggia per il Paese vendendo le sue stuoie. A gennaio è riuscita a portare i suoi figli a scuola anche se non è riuscita a procurare loro le uniformi. Gli incassi però non bastano. Mutafela ha allora espresso il desiderio di creare un piccolo negozio. «CELIM sarà al suo fianco – spiegano i responsabili locali della nostra Ong -. Cercheremo di darle i materiali necessari per iniziare. Se lo merita. Si merita di ripartire e di avere una vita migliore».

Progetti correlati