«Come contrastare i buu razzisti [negli stadi]? La chiave è l’indifferenza. Quando eravamo nei campi di sterminio per la colpa di essere nati, eravamo tutti bianchi ma l’indifferenza del mondo intorno è stata totale, non eravamo di un colore diverso ma era come se lo fossimo. […] C’è sempre un capro espiatorio e deve morire, deve essere ingiuriato, deve essere ritenuto diverso da te. L’odiatore è questo, è un indifferente. Se invece si sceglie da che parte stare, per questi personaggi è più difficile».

Sono parole della senatrice a vita Liliana Segre, 90enne testimone della Shoah deportata a Auschwitz, in un’intervista rilasciata qualche mese fa al quotidiano La Gazzetta dello Sport.

«Io l’odio l’ho provato sulla mia persona – ha affermato -, non è che ne ho sentito parlare o che sono la buona vecchietta contro l’odio. Io l’ho provato in prima persona, so che dalle parole dell’odio si passa ai fatti perché di questi io e la mia famiglia siamo stati vittime».

Proprio per combattere l’odio che si propaga attraverso lo sport, CELIM partecipa a «Odiare non è uno sport», un progetto che vuole contrastare i discorsi e gli atteggiamenti violenti veicolati attraverso le discipline sportive. CELIM è impegnato a creare percorsi formativi ad hoc in cinque scuole milanesi, per far riflettere i ragazzi sul fenomeno dell’odio in campo sportivo e aiutarli a difendersi. Una parte del lavoro però sarà fatta anche nelle società sportive, con sessioni educative per prevenire l’hate speech e le sue conseguenze.

Il progetto, sospeso durante la fase di quarantena imposta dalla pandemia di coronavirus, riprende in queste settimane con la riapertura delle scuole. “Con l’inizio dell’anno scolastico – osserva Sara di CELIM – stiamo rimettendo in moto la macchina. Riprenderemo la formazione nelle scuole e ci attiveremo per fare corsi nelle società sportive. Abbiamo in programma di creare squadre antiodio che intervengano a mitigare i post e le discussioni sui social che inneggiano al razzismo e all’odio. Stiamo infine preparando flash mob territoriali che si terranno il 20 novembre”.

“C’è una tale differenza tra la parola sport e la parola odio – ha affermato Liliana Segre – che se quelli che si definiscono sportivi nel senso di appassionati avessero dentro di loro quello spirito di cui parlano, e che è agonismo quindi il contrario dell’odio, si renderebbero conto di come non possano esistere gesti come l’insulto al calciatore di colore. […] Questo mi ha messo in un tale stato di preoccupazione per il futuro, per i miei nipoti, per i giovani che si abituano a questo linguaggio. E se si abituano poi cosa sarà di loro? Tutti dovrebbero combattere le parole d’odio perché sono ovunque e riguardano tutti: allo stadio, per la strada, al supermercato”.

CELIM è in prima linea per uno sport che sappia trasmettere i valori di una competizione fatta di amicizia e rispetto.

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