Combattere il coronavirus può diventare un gesto di solidarietà. Acquistando una delle mascherine prodotte dai detenuti e dalle detenute delle carceri zambiane, si offre loro la possibilità di apprendere un mestiere e di creare le basi, una volta scontata la pena, per riscattarsi.

L’iniziativa ha preso vita nell’ambito di La seconda occasione un progetto nato in Zambia per accrescere le competenze dei detenuti. In sette prigioni sono stati organizzati corsi professionali per i detenuti (elettricista, falegname, meccanico ecc.). Tra questi anche quello di sartoria.

«Quando è scoppiata la pandemia di Covid-19 – spiega Gianclaudio Bizzotto, Celim Zambia -, abbiamo proposto alla direzione penitenziaria di far produrre ai carcerati le mascherine necessarie per proteggere sia i detenuti sia gli agenti di polizia. Coerenti con l’attenzione che CELIM riserva ai temi ambientali, si è voluto evitare le mascherine usa-e-getta che verrebbero gettate via dopo un solo impiego e andrebbero ad aumentare la già consistente massa di rifiuti da smaltire. Quelle in tessuto sono amiche dell’ambiente ma, allo stesso tempo, come confermano alcuni studi delle Nazioni Unite, rappresentano un valido presidio contro la diffusione del Covid-19». Il risultato è stato ottimo. Così si è pensato di portarle anche fuori dalle mura del carcere.

Ora quelle mascherine sono disponibili anche in Italia. Sono lavabili, multistrato (tessuto esterno in wax africano, interno in cotone bianco o panna, filtro interno in teletta non removibile), con elastici regolabili al volto di adulti e bambini. Gli elastici sono regolabili per adattare la mascherina al meglio al viso di chi la indossa.

«Queste mascherine – conclude Bizzotto – sono uno strumento efficace per aiutare i detenuti. Il lavoro è infatti uno strumento utile per crearsi competenze che possono essere spese al di fuori dalla mura del penitenziario. Abbiamo già sperimentato come un’attività professionale ben avviata e strutturata possa evitare che gli ex detenuti compiano nuovamente reati una volta usciti».

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