Non hanno una casa legale. Quindi non possono avere accesso ai servizi di base come l’acqua, l’elettricità, le fognature, la raccolta rifiuti. L’illegalità non permette loro di avere neppure i servizi sanitari di base e una protezione sociale. In Macedonia, i rom, 54 mila persone su una popolazione di due milioni di abitanti, vivono in una situazione precaria che li condanna a una progressiva emarginazione sociale. Secondo le statistiche nazionali, 17.000 di loro non hanno un lavoro e 14.000 non riescono a soddisfare le esigenze primarie

In questo contesto, CELIM ha lanciato «Favorire l’inclusione dei rom», un progetto abitativo a Vinica, un Comune che si trova nel Nord. Nel quartiere 18 vivono prevalentemente persone di etnia rom: 1.230, secondo il censimento del 2002, 1.700 secondo stime più recenti. Il quartiere copre un’area di 27,46 ettari dei quali, però, solo il 9,2% è stato incluso nell’attuale piano regolatore.

Il progetto ha due scopi fondamentali. Il primo è il risanamento del quartiere attraverso l’inserimento nel piano regolatore della zona, la legalizzazione delle case abusive e la ricostruzione e la ristrutturazione delle abitazioni. «Il progetto CELIM, realizzato in collaborazione con Rrc (Roma Resource Center) e la municipalità di Vinica – spiega Alessandro Salimei di CELIM –, sta facendo passi avanti. L’11 giugno è iniziata la prima fase di ricostruzione e ristrutturazione di undici case delle famiglie rom più a rischio. Allo stesso tempo, stiamo lavorando attivamente alla legalizzazione di oltre 200 case di famiglie rom socialmente svantaggiate».

Il secondo obiettivo del progetto è la promozione dei diritti umani dei rom: migliorando le loro condizioni di vita, favorendo migliori rapporti con la comunità locale, sostenendo i giovani nella ricerca di un’occupazione.

Il focus sui giovani è particolarmente importante. «Il tasso di frequenza irregolare e il tasso di abbandono scolastico dei bambini rom è elevato sia nella scuola primaria e l’istruzione secondaria – spiegano i responsabili delle Nazioni Unite -. I rom che frequentano la scuola indicano maggiori assenze a confronto ai loro coetanei non rom, il che mette gli studenti a rischio di abbandono scolastico. Una considerevole percentuale di giovani rom nella Macedonia del Nord non è mai andata a scuola: circa una rom su dieci. Senza un’educazione formale, le possibilità di esclusione sociale sono più elevate». Attualmente solo 500 studenti rom frequentavano l’università e i laureati rom si calcolano in poche decine. Solo il 5% dei bambini e delle bambine macedoni non frequenta la scuola primaria e il 32% non frequenta quella secondaria, percentuali che salgono al 13% e al 64% tra la popolazione più povera della quale fa parte gran parte della comunità rom.

«Sono interventi resi ancora più urgenti dall’emergenza Covid-19 – conclude Salimei -. In Macedonia solo il 22% della popolazione rom ha un’occupazione. Molte famiglie, costrette dalla quarantena a rimanere a casa, non hanno né i soldi né lo spazio (le case in cui abitano sono piccolissime) per accumulare cibo e prodotti necessari alla vita quotidiana. L’accesso ai servizi sanitari è limitato. I ragazzi fanno fatica a seguire le lezioni online e non sempre riescono a beneficiare delle lezioni televisive perché la corrente non è garantita per l’intera giornata. Il nostro intervento diventa quindi ancora più urgente».

Progetti correlati