In Libano, l’olivicoltura e la produzione di olio sono parte della storia. Una storia millenaria che ha influenzato e continua a influenzare tutto il bacino del Mediterraneo (Italia compresa). Per questo motivo CELIM ha deciso di lanciare «Olio e olive di qualità», un progetto che punta a migliorare l’efficienza produttiva, creare uno stabile accesso ai mercati estero e interno, ridurre l’impatto ambientale della produzione nella municipalità di Hasbaya. È un modo per sostenere, al tempo stesso, il settore agricolo locale e salvaguardare un patrimonio culturale che affonda le radici nei secoli.

Sebbene tra gli archeologi e gli storici non ci sia accordo su dove esattamente nel Mediterraneo orientale sia iniziata la produzione di olio d’oliva, è certo che siano stati i fenici, partendo dalle coste dell’odierno Libano, a diffondere l’ulivo in tutto il bacino. I commercianti del porto meridionale di Tiro – una delle più antiche città abitate ininterrottamente sulla terra – trasportarono l’albero prima a Cartagine (l’odierna Tunisia) e poi sulla costa toscana e sulle colline dell’Andalusia (Spagna).

Nonostante questo ruolo di primo piano nella storia e nello sviluppo della produzione di olio d’oliva, il Libano moderno è un attore minore in termini di settore globale dell’olio d’oliva. Nel 2019, il Paese ha prodotto 19.000 tonnellate di olio d’oliva, secondo i dati del Consiglio oleicolo internazionale, la maggior parte delle quali è rimasta nel mercato interno (in Italia, nello stesso periodo, ne sono state prodotte circa 315.000 tonnellate).

La filiera dell’olio libanese è poi caratterizzata da un scarsa qualità del prodotto e da una sostanziale insostenibilità ambientale caratterizzata da grandi volumi di scarti, solidi e liquidi, che vengono poi riversati, senza essere smaltiti.

Il progetto CELIM, realizzato in collaborazione con Ingegneri senza Frontiere e Chico Mendes Onlus, insieme alle controparti locali El Khalil Foundation e Lari (Lebanese Agricultural Research Institute), ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni dei contadini. Il progetto si muoverà in tre direzioni: raggiungere l’efficienza produttiva degli olivicoltori attraverso un migliore rapporto qualità prezzo (riducendo il costo di raccolta e produzione e incrementando la qualità dell’olio); favorire uno stabile accesso al mercato interno e a quello estero; riduzione dell’impatto ambientale (eliminando gli scarti solidi non riciclati e il liquido vegetale) e aumento dei sistemi di controllo sugli sversamenti illegali.

«Anche in questo progetto – sostengono i responsabili CELIM in Libano -, lavoriamo per rafforzare le capacità degli agricoltori locali di realizzare un prodotto che abbia standard qualitativi che rispettino i parametri internazionali. Standard che verranno mantenuti modernizzando le attrezzature e le tecniche a disposizione dei contadini.  Anche in questo progetto poi abbiamo riservato un’attenzione particolare all’ambiente. Ovunque lavori, CELIM mette in campo progetti che fanno del rispetto del territorio e delle sue risorse i punti chiave della crescita. In questo caso tutelando anche un pezzo importante della storia libanese. Solo in questo modo si possono porre le basi per uno sviluppo che duri nel tempo e abbia profonde ricadute sulla società locale».

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