Salviamo il fiume Hasbani: è questo uno degli obiettivi di «Olio e olive di qualità. Migliorare l’olivicoltura nel Libano meridionale», progetto che CELIM sta portando avanti nel Sud del Libano insieme a Ingegneri senza Frontiere e Chico Mendez. Il progetto in sé è indirizzato al miglioramento dell’efficienza produttiva e alla creazione i uno stabile accesso ai mercati estero e interno per l’olivicoltura locale. Tra gli obiettivi però c’è anche di ridurre l’impatto ambientale. In particolare gli effetti che l’industria olearia produce sul fiume Hasbani. «La filiera – spiegano i responsabili di CELIM in Libano – è caratterizzata da grandi volumi di scarti, solidi e liquidi, che vengono poi riversati, senza essere smaltiti, nel fiume o sui terreni agricoli ciò aggrava una situazione già di per sé delicata».
Secondo un recente studio realizzato dalle Nazioni Unite, le acque del fiume, che fa parte del grande bacino del Giordano, contengono vari tipi di contaminanti derivanti, principalmente, da attività agricole. Metalli e pesticidi hanno un forte impatto sulla qualità dell’acqua del fiume, sugli organismi acquatici e di conseguenza sulla salute umana. Pertanto, i ricercatori del Palazzo di Vetro raccomandano l’attuazione di piani di intervento per mettere in sicurezza il fiume in conformità con i trattati e le convenzioni internazionali.
Anche le attività umane hanno forti conseguenze. Le acque ha livelli di coliformi totali e fecali molto alti al di sopra dei limiti accettati a livello internazionale, osservano i ricercatori delle Nazioni Unite. Lo scarico diretto di contaminanti ha reso l’acqua non idonea per attività potabili e ricreative.
«Lo sviluppo dell’industria olearia è fondamentale per rilanciare l’intera regione – osservano CELIM -. La crescita però non può prescindere dal rispetto per l’ambiente perché a rimetterci sarebbe l’intera comunità». A fianco del miglioramento dell’efficienza produttiva e del potenziamento della rete commerciale CELIM e i suoi partner stanno progettando di ridurre l’impatto ambientale eliminando gli scarti solidi non riciclati e il liquido vegetale. Parallelamente sarà pianificato un aumento dei sistemi di controllo sugli sversamenti illegali.
«Dal punto di vista tecnico – concludono i responsabili di CELIM -, il progetto mira quindi a rafforzare le capacità degli agricoltori di realizzare un prodotto che abbia standard qualitativi che rispettino i parametri internazionali. Standard che verranno mantenuti modernizzando le attrezzature e le tecniche a disposizione dei contadini e tutelando l’ambiente».