Lo chiamano «l’ultimo fiume selvaggio d’Europa». La Vjosa scorre dalla Grecia all’Albania senza ostacoli di dighe e centrali idroelettriche attraverso profondi canyon, canali intrecciati e ampi meandri fino al mare Adriatico. Il fatto che il corso del fiume Vjosa – e quello dei suoi affluenti – sia intatto lo rende un sistema fluviale unico in Europa.

Un fiume che CELIM, insieme con le ong Vis e Cesvi, l’Università di Trento, il Politecnico di Tirana e le amministrazioni regionali per le aree protette, si sta impegnando a proteggere e valorizzare per tutelare l’habitat naturale delle specie che vivono in questi luoghi e assicurare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica di tutte le attività legate al fiume.

Un rapporto appena pubblicato fornisce il primo studio «di riferimento» degli ecosistemi e della biodiversità del Vjosa, affermando che il fiume è «un sito estremamente raro con habitat preziosi che supportano numerose specie protette e in via di estinzione». Un team di scienziati austriaci, coordinato da Paul Meulenbroek dell’Università di risorse naturali e scienze della vita di Vienna, ha documentato oltre 1.100 specie animali e vegetali, molte delle quali sono protette da diritto nazionale e internazionale. Il loro studio suggerisce che la Vjosa è quindi uno dei pochi siti «di riferimento» rimasti per le pianure alluvionali dinamiche in Europa, caratterizzato dal suo stato «quasi naturale».

Gli autori del rapporto sottolineano «l’urgente necessità di nuove significative protezioni ambientali per il bacino di Vjosa». Scrivono: «La fauna e la flora di questo fiume altamente dinamico rappresentano gli ultimi abitanti di un rifugio fluviale in declino. La loro sopravvivenza dipende da una gestione ben pianificata sia del bacino idrografico sia delle aree circostanti. Come modello per le misure di ripristino e culla della biodiversità e del patrimonio naturale, questo fiume e la sua comunità sono troppo importanti per essere persi».

In questo contesto, il progetto «Naturalbania», lavora per affermare in quest’area uno sviluppo che sia sostenibile. «In questo senso – spiega Manuel Castelletti CELIM Shiperi -, va riscoperto il ruolo del settore agricolo, che oggi è ancora svolto per lo più da aziende a conduzione familiare. Il progetto si propone di offrire supporto tecnico ai piccoli produttori locali per la valorizzazione dei loro prodotti».

Per valorizzare l’area è poi possibile far perno anche sul turismo. «Le zone rurali e i paesaggi montuosi – conclude Castelletti – sono un’importante meta turistica per chi decide di esplorare il Paese. Gli innumerevoli sentieri di hiking e di trekking presenti nelle aree protette sono escursioni a cui i turisti di tutto il mondo non possono rinunciare. Mancano tuttavia adeguate strutture ricettive. CELIM intende rinnovare quelle tradizionali e costruirne di nuove».

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