Ufficialmente, il progetto Milky è terminato. Il 6 agosto le attività promosse da Caritas Italiana, finanziate dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e messe in campo da CELIM Milano e da Caritas Nairobi, sono terminate. In realtà, le iniziative continueranno. Volontari di CELIM rimarranno in Kenya a seguirne gli sviluppi. «È un impegno che la nostra Ong si è presa quando ha iniziato a lavorare nel Paese – spiegano i responsabili -. È ancora necessario sostenere gli allevatori e implementare le attività strutturate in questi anni. Per questo rimarremo. Anche questo è “impact to change”. Cioè un intervento destinato a cambiare nel tempo i modelli di sviluppo».

Milky è progetto ambizioso, ha come obiettivo lo sviluppo di una filiera lattiero-casearia di qualità in un Paese, come il Kenya, che ha il più alto consumo pro capite di latte del continente. Secondo alcune analisi del comparto, il settore lattiero-caseario è una delle principali fonti di sostentamento in Kenya, contribuendo per il 12% al Pil agricolo, impiegando circa 1,8 milioni di famiglie e garantendo 700.000 posti di lavoro. Sfortunatamente, la maggior parte del latte viene venduta attraverso canali informali e, di conseguenza, i produttori guadagnano molto poco.

Il progetto si è concentrato sullo sviluppo di una filiera lattiero-casearia di qualità, sensibile ai cambiamenti climatici attraverso interventi su duemila microimprese in quattro sottozone di Kiambu, per favorire l’accesso al credito e sostenere forme di microimprenditorialità locale. In questi anni, in particolare, ha offerto formazione su produzione di foraggi, tecniche di allevamento, business plan, inseminazione artificiale, servizi per accesso al credito, installazione di trenta digestori di biogas, piantumazione di alberi, realizzazione di cinque hub di raccolta del latte ed equipaggiamento di una nuova unità di pastorizzazione.

Il progetto ha anche promosso la sostenibilità ambientale con l’uso di bio-digestori, nuove tecniche di conservazione e depurazione dell’acqua e del suolo, la piantumanzione di 74.000 alberi e la vendita del latte prodotto attraverso distributori automatici nelle periferie di Nairobi senza l’uso di nuovi imballaggi e/o plastica.

«Nei prossimi mesi – concludono i responsabili della nostra Ong -, CELIM sarà ancora lì a seguire le attività e ad accompagnare le microimprese keniane finché tutte le iniziative saranno concluse e la filiera sarà solida e potrà continuare a operare in autonomia promuovendo un concetto di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente».

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