L’orientamento scolastico è una sfida. Lo è sempre stato. Ancora di più in un momento complesso come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia di coronavirus. Non è stato un compito semplice quello di Chiara Speranza, psicologa, che si è occupata proprio di orientamento nel campus organizzato da CELIM organizzato nell’ambito del progetto «La mia scuola è differente!» nell’Istituto comprensivo Sorelle Agazzi.
«Il tema dell’orientamento è complesso – osserva Chiara Speranza -. Già prima della diffusione del Covid-19, non era semplice per un ragazzino di 13 anni fare una scelta così importante che determina parte del loro futuro. A quell’età non si hanno ancora le capacità e la formazione per affrontare una sfida così impegnativa». Le recenti riforme scolastiche hanno ampliato la possibilità di scelta delle scuole e hanno dato maggiori opportunità ai ragazzi e alle ragazze. «Si è trattato di un passo importante – continua -, anche se la fine della terza media e l’ingresso alle scuole superiori è rimasto un gradino impegnativo da superare».
L’avvento del coronavirus ha poi complicato ulteriormente le cose. Se già prima era difficile immaginare il futuro, oggi lo è ancora di più. «In un contesto nel quale a novembre non sapremo se potremo o meno festeggiare Natale insieme ai nostri cari – prosegue – come si può pensare che cosa fare fra cinque o dieci anni? Tutto è diventato più incerto, più impalpabile. La progettazione di qualsiasi evento o di qualsiasi percorso di vita diventa complessa, se non impossibile».
Nei ragazzi, la pandemia, se da un lato ha aumentato l’autonomia nell’apprendimento, dall’altro ha abbassato le aspettative dei ragazzi. «I sogni sono stati ridimensionati – osserva -, c’è più insicurezza, precarietà».
Se questa è il contesto generale, qual è situazione nell’Istituto Agazzi? «Ho notato – conclude – che laddove i professori avevano lavorato per rendere i ragazzi e le ragazze protagonisti e consci della loro storia, gli stessi ragazzi e ragazze erano più pronti a confrontarsi e a prendere una decisione. Se questo lavoro non viene fatto, c’è maggiore difficoltà. Penso che si debba lavorare a fondo per far emergere le aspettative mettendo in evidenza le competenze, le volontà. Sempre tenendo presente che scegliere la propria vita a 13 anni non è facile».