«La storia siamo noi». Così si chiamava una trasmissione Rai andata in onda qualche anno fa. Ma potrebbe benissimo essere il titolo dell’iniziativa che CELIM sta organizzando nel quartiere Bovisasca di Milano nell’ambito del progetto «La mia scuola è differente!»: una riscoperta degli edifici storici per valorizzarli e riportare alla luce antichi modi di vivere e antiche abitudini.

«Tutto è iniziato quando siamo entrati in contatto con l’Associazione cittadini di Bovisasca – spiega Sara Donzelli dell’area educativa di CELIM -. Sono un gruppo di volontari che si occupano del territorio, lo controllano, denunciano gli abusi in campo edilizio e gli sversamenti dei rifiuti. Ovviamente conoscono benissimo il quartiere. Recentemente hanno fatto una mostra con foto storiche e hanno pubblicato anche un libretto con le immagini più significative».

Dall’incontro è nata l’idea di produrre «cartelli parlanti» che indichino gli edifici storici e ne spieghino il significato per la comunità. «Abbiamo pensato – continua Sara – di coinvolgere i ragazzi e le ragazze che frequentano il Club del Sabato che si tiene nell’Istituto comprensivo Sorelle Agazzi nel quartiere Bovisasca di Milano».

Sabato scorso, accompagnati dai volontari dell’Associazione cittadini di Bovisasca, gli studenti hanno fatto un giro nel quartiere e hanno scoperto la Chiesetta di San Mamete, un edificio sacro di mille anni con preziosi affreschi (nella foto); la cascina di San Mamete (XVI secolo); la Cascina Tri Coo D’Aji, prima costruzione che si incontrava entrando a Milano da Nord. Si è anche parlato della chiesetta di legno, un edificio storico ormai scomparso, un tempo punto di riferimento per la comunità.

«I volontari – osserva Sara – hanno colto l’occasione di raccontare come si viveva a Milano negli anni Sessanta e Settanta. Anni in cui non esistevano i cellulari, i grandi centri commerciali e i computer non erano ancora diffusi. È stata una lezione di storia dal vivo che ha appassionati gli studenti e ha fatto scoprire un mondo così diverso dal loro».

Ora i ragazzi e le ragazze realizzeranno cartelli provvisori, sul modello tracciato da un grafico, con informazioni storiche sugli edifici. «Stiamo verificando la disponibilità di fondi – conclude Sara -. Se riusciremo a trovare i finanziamenti questi cartelli poi potranno in futuro diventare vere e proprie installazioni che racconteranno la storia del quartiere».

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