Un aiuto prezioso per la natura e un alleato per l’uomo. Le api, di cui oggi si celebra la Giornata mondiale, sono qualcosa di più di un insetto. Rappresentano un tassello importante per costruire uno sviluppo sostenibile. CELIM ha scommesso su queste piccole amiche attraverso Giovani Resilienti, un progetto attraverso il quale intende coinvolgere ragazzi e ragazze mozambicani in attività economiche legate all’ambiente tra le quali, anche, l’apicoltura.

Nell’Africa subsahariana, l’allevamento delle api può infatti trasformarsi in un’industria di successo sia come fonte di reddito sia come forma di tutela dell’ambiente. “Circa l’80% delle piante da fiore autoctone in Africa beneficia dell’impollinazione delle api e circa un terzo di tutto il cibo prodotto è il risultato dell’impollinazione commerciale delle api”, ha recentemente affermato Mike Allsopp, specialista delle api del South Africa Agricultural Research Council, in un’intervista all’emittente britannica Bbc.

Privi di inverni rigidi, molti Paesi africani hanno condizioni perfette per l’allevamento di api commerciali. “Ci sono territori vergini, organici e lussureggianti – ha detto Keith Smith dell’organizzazione no-profit Bee Parks Trust alla Bbc -. Non sto cercando di romanticizzarlo, è solo un fatto. Questi sono luoghi in cui un’industria del miele redditizia potrebbe prosperare attraverso una formazione adeguata e l’accesso al mercato”.

Se si pensa che, oltre ai servizi di impollinazione, la produzione di miele può garantire anche redditi aggiuntivi siamo di fronte a una attività che può davvero aiutare un intero territorio. Ed è proprio su questi elementi che scommette il progetto promosso da CELIM. “Attraverso l’apicoltura – spiega Marco Andreoni, responsabile Paese di CELIM – promuoviamo la diversificazione agricola offrendo a ragazzi e ragazze formazione tecnica specifica, la distribuzione di arnie, la lavorazione del miele e la vendita sul mercato locale”.

Un’opportunità per giovani che vivono in condizioni di vulnerabilità a causa della scarsità di opportunità, aggravata dal basso livello di istruzione. “Per loro – continua Marco – è difficile difficile accedere al mercato del lavoro o sviluppare attività economiche autonome. Non avendo una valida offerta formativa e prospettive professionali, i giovani si vedono costretti a emigrare o rischiano di finire nella rete dei movimenti estremisti o della criminalità. Chi rimane invece nelle aree rurali finisce, in molti casi, per dedicarsi allo sfruttamento delle risorse naturali. Le api diventano per loro un’opportunità per poter rimanere nella loro terra, favorirne lo sviluppo e, allo stesso tempo, tutelarne l’ambiente”.

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