Grandi sacchetti di plastica. Dentro un’acqua lattiginosa. E sul fondo microscopici organismi che si muovono freneticamente. Sono avannotti, i piccoli dei pesci che i ragazzi e le ragazze di Lugela hanno ricevuto. Andranno a popolare gli stagni locali. È uno dei passaggi fondamentali dell’attività di piscicoltura alla quale CELIM sta dando vita in Mozambico, attraverso il progetto Giovani resilienti, per offrire opportunità di sviluppo a ragazzi e ragazze, per coinvolgerli nella gestione delle risorse naturali e nella mitigazione e prevenzione dei rischi connessi al cambiamento climatico e garantire loro opportunità di lavoro per non obbligarli a emigrare.
La piscicoltura garantisce la disponibilità di un cibo ricco di proprietà nutritive che può essere consumato direttamente oppure essere venduto sul mercato. Secondo la Banca mondiale, in Africa, il pesce e i prodotti ittici rappresentano il 18% dell’assunzione di proteine animali e, a causa della crescita della popolazione e del reddito pro capite, la domanda di pesce dovrebbe aumentare del 30% entro il 2030. Attualmente, la pesca e l’acquacoltura contribuiscono con 24 miliardi di dollari all’economia africana, rappresentando l’1,3% del Pil africano totale. Il settore dà lavoro a oltre 12 milioni di persone (58% nella pesca e 42% nel settore della trasformazione).
«L’obiettivo del progetto – spiega Marco Andreoni, operatore di CELIM in Mozambico – è promuovere lo sviluppo sostenibile favorendo la resilienza di 1.553 giovani nei distretti di Lugela, Inhassunge e Morrumbala. La piscioltura, insieme all’apicoltura, contribuisce alla diversificazione della produzione agricola e al rafforzamento delle capacità di resilienza dei giovani. Rafforzare le loro capacità li aiuterà a crescere personalmente e umanamente e a offrire un grande contributo alla crescita della loro comunità e della loro nazione».
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